Tebio, più scienza che protesta

Tebio, la mostra-convegno genovese sulle biotecnologie, si è conclusa. E nell’ultima giornata le proteste contro i cibi transgenici, assolute protagoniste dei giorni scorsi, si sono placate e hanno lasciato il posto alle relazioni sui possibili vantaggi della biotecnologia applicata alla medicina. A cominciare, intorno alle 13.30, Joseph Vacanti, ricercatore dell’Harvard Medical School, che ha illustrato l’opportunità di coltivare tessuti umani in laboratorio per poter così realizzare organi destinati ai trapianti. È stata poi la volta della ricerca italiana. Ranieri Cancedda, direttore del laboratorio di Biotecnologie avanzate di Genova, ha spiegato come è riuscito a impiantare in un uomo un osso biotecnologico ricavato da materiale poroso ceramico. In ultima battuta sono stati analizzati i recenti risultati della terapia genica. “Questa terapia è ormai un fatto della realtà scientifica. Nelle malattie ereditarie l’efficacia è stata sicuramente dimostrata”, ha dichiarato Claudio Bordignon, direttore del Dipartimento di Biotecnologie del San Raffaele di Milano. Lo stesso Bordignon ha poi annunciato l’esistenza di studi avviati sia in Italia che negli Stati Uniti per combattere attraverso le biotecnologie gravi malattie come l’Aids e l’emofilia. L’unica manifestazione anti-Tebio di una certa rilevanza è stato il discorso di Nanjundaswami, un ricercatore indiano noto per la sua protesta contro le multinazionali transgeniche. “Violentare la natura e affamare gli uomini per il solo scopo del profitto è violenza. Distruggere i silos di semenze transgeniche della Monsanto o spaccare due vetrine no”, dice Nanjundaswami. “In India 400 capifamiglia si sono suicidati per l’impoverimento prodotto dal ricatto delle multinazionali”. (f.f.)

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