Tempo Spazio e Materia a “misura” d’uomo

“O quest’uomo è morto o il mio orologio si è fermato” (Groucho Marx). Questo celebre non sequitur nella sua eterea struttura “surreale”, dispiega nella forma più rarefatta uno dei temi intorno alla determinazione dei quali l’essere umano ha costruito nei secoli l’intero suo assetto sociale e culturale. Rilevare, misurare, calcolare, in breve dare un ordine, un limite a due concetti, lo spazio e il tempo, che Kant, nel suo sistema teorico, non includeva nel campo oggettivo dei fenomeni rilevabili attraverso gli schemi percettivi, e quindi conoscibili e classificabili secondo gli apparati cognitivi, ma da lui definiti come “forme pure” dell’intuizione capaci di rendere possibile l’apprensione dei fenomeni esterni, è stata una necessità che ha visto sin dall’antichità gli esseri umano dotarsi di adeguati apparati strumentali in grado di quantificare idee imponderabili.

Costruiti su una successione uniforme di eventi, modellati su quell’unità di riferimento fondamentale qual è il corpo umano, di quei congegni di misura che hanno tentato di commensurare lo spazio e il tempo, la mostra “Tempo Materia Sazio. Strumenti di misura dall’antichità ad oggi” espone un campionario esaustivo che dall’epoca egizia, greca, etrusca e romana, giunge fino all’età moderna. Allestita dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e della Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Toscana, l’esposizione ha il pregio di offrire al pubblico dei visitatori, attraverso una precisa articolazione in tre sezioni (“Tempo”, “Spazio”, “Materia”), la laboriosa e complessa evoluzione che le procedure di misurazione hanno avuto nei secoli, per dare ragione delle distanze terrestri o stellari, per valutare lunghezze e pesi, per calcolare il “trascorrere” degli anni, puntando l’attenzione sui risvolti sociali, culturali ed economici che negli anni tale sviluppo ha avuto sulle diverse civiltà del mondo.Legata a fenomeni quotidiani semplici e ricorrenti, come l’alternarsi del giorno e della notte, o più semplicemente il ciclo veglia-sonno, il senso di appetito, la “misura” del tempo ha compiuto un lungo ed elaborato percorso evolutivo prima di giungere all’invenzione dell’orologio meccanico, e quindi alla determinazione astratta ed “universalmente” applicabile di questa “grandezza”. Gnomoni, meridiane, orologi a polvere, davano ragione della variabile lunghezza del giorno nel corso delle stagioni, del moto apparente del sole e di altri corpi celesti. Ma tradurre gli studi e le osservazioni astronomiche in strumenti tecnologici funzionali è stata un’operazione non da poco: gli oggetti in mostra nella sezione dedicata alla misurazione del “tempo” narrano di questo lungo lavoro di perfezionamento del quale sono testimonianza gli orologi ad acqua con le loro suonerie, i quadranti astronomici, ovvero i giochi di automi progettati per indicare il passare delle ore.Così come i cubiti, costruiti insieme ai piedi, al palmo e al pollice, su modello delle diverse parti del corpo umano, visibili nella sezione dedicata allo “Spazio” ed esposti accanto alle misure lineari su base metrica decimale, raccontano la necessità di individuare misure stabili e invariabili, che se da un lato rappresentavano la logica conseguenza di una visione matematizzata che dell’universo veniva elaborata dai filosofi naturali, dall’altro esprimevano la necessità esercitata dal mondo commerciale di uniformare i sistemi di misurazione e di rilevamento. Si pensi del resto come le unità di peso e gli strumenti per pesare, che ebbero nelle braccia umane il primo “dispositivo” di misura, costituissero sin dall’antichità, oggetto di regolamentazione da parte dei legislatori. La mostra, che si avvale della direzione scientifica di Anna Rastrelli (Museo Archeologico Nazionale), di Mara Miniati e di Giovanni di Pasquale (IMSS), riprende, seppur nella breve ma esaustiva struttura dell’allestimento, un percorso iniziato dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze con la grande esposizione Homo Faber [http://www.imss.fi.it/pompei/indice.html] (curata, oltre allo stesso G. di Pasquale, da P. Galluzzi, P. G. Guzzo, M.R. Borriello, A. Ciarallo, S. De Caro, E. De Carolis) dove per la prima volta veniva presentato lo straordinario livello delle conoscenze scientifiche, delle applicazioni tecniche, del sapere naturalistico raggiunto a Pompei e nel mondo romano alla vigilia dell’eruzione che nel 79 d.C. cancellò la città. La mostra, che esponeva oltre 400 reperti archeologici, provenienti da Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia, caratterizzati da una notevole varietà tipologica – dagli utensili di lavoro agli oggetti di uso quotidiano, dagli strumenti agricoli ai ferri chirurgici, dalle valvole idrauliche alle bilance impiegate nel mercato di Pompei – permetteva di ricostruirne il funzionamento e di riconoscere l’ingegno degli uomini che progettarono, costruirono e utilizzarono questi attrezzi, presentati in modelli in scala interattivi e ricostruzioni virtuali, dando la possibilità, come del resto la stessa esposizione “Tempo Materia Spazio”, di far conoscere ai visitatori un’immagine quanto più conforme alla verità storica dell’evo antico, nel quale non furono assenti, come vuole l’immaginario collettivo, la diffusione e il continuo perfezionamento del sapere scientifico e tecnologico, che viceversa operarono in profondità nel connaturare l’assetto sociale, politico e culturale di quelle lontane civiltà.

TEMPO MATERIA SPAZIO Strumenti di misura dall’antichità ad oggi Firenze, Museo Archeologico Nazionale Via della Colonna, 38
13 giugno – 9 novembre 2003
Informazioni: Soprintendenza per i Beni ArcheologiciTel. 055/23575 – Fax 055/242213E-Mail: sat@comune.firenze.it

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