Qualche settimana fa il direttore dell’Aifa Luca Pani aveva annunciato che l’agenzia sta indagando insieme ai Nas su almeno tre casi di truffe sanitarie che ricalcano il modello Stamina. Terapie a base di staminali che, come il metodo di Vannoni, verrebbero proposte per risolvere patologie incurabili, facendo leva sulla disperazione di pazienti e familiari. Secondo alcune indiscrezioni, una delle strutture sotto indagine sarebbe la Clinica Villa Floria di Mignano Montelungo, in provincia di Caserta, diretta dal chirurgo Giovanni De Luca. Sospetti prontamente smentiti dal medico, che ora tornano però a riaffiorare in un recente caso di cronaca: la vicenda di Fabio Petroni, 57 anni di Roma, affetto da sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e mieloma al terzo stadio, morto dopo essere stato in cura presso la clinica casertana. La moglie, Antonella Albertini, accusa la struttura di aver sottoposto il marito a “misteriose iniezioni” a base di staminali, proposte come possibile cura per le sue gravissime patologie, e che potrebbero invece aver peggiorato le sue condizioni di salute. In seguito al decesso la clinica avrebbe inoltre rifiutato di fornire ai familiari le cartelle cliniche dell’uomo, presentando al loro posto una parcella salatissima.
A diffondere la notizia è stata l’associazione di pazienti e familiari Viva la Vita Onlus, a cui la signora si è rivolta dopo la morte del marito. Stando alla ricostruzione fatta circolare dall’associazione, la vicenda avrebbe avuto inizio nell’agosto del 2013 quando Fabio Petroni, colpito sia da Sla che da un Mieloma in stadio avanzato, già non parlava, camminava con molta difficoltà, faticava a respirare ed era nutrito tramite Peg (impianto che permette di alimentare i pazienti che non possono deglutire direttamente nello stomaco). Giunti alla clinica Villa Floria grazie al passaparola, i coniugi avrebbero incontrato il dottor De Luca, che durante la prima visita, nonostante le condizioni disperate di Petroni, avrebbe esclamato: “Muove l’ugola! Tra sei mesi tornerà a parlare”. Dopo mesi di diagnosi negative e responsi che non lasciavano scampo, le parole del medico avrebbero convinto i coniugi a sborsare una parcella di circa mille euro al giorno, per sottoporre Petroni alla terapia. Quale terapia? Non è chiaro.
Stando al racconto della moglie, i medici effettuavano al paziente un prelievo alla cresta iliaca, e dopo un certo trattamento iniettavano il preparato sul collo e sulla colonna vertebrale del paziente, bruciando poi alcuni punti sulla schiena con un laser a caldo, per aumentare – ricorda la signora Albertini – la produzione di cellule staminali. “Continuavano a somministrare questo composto di staminali alla gola di Fabio nonostante avesse le metastasi intorno alla trachea”, ha raccontato la donna disperata ai volontari di Viva la Vita Onlus. Il marito intanto continuava a peggiorare: dopo circa sei mesi pesava ormai 40 chili, ma i medici di Villa Floria assicuravano che la situazione stava migliorando. “A novembre dichiarano che si poteva togliere la Peg così a dicembre Fabio avrebbe potuto mangiare da solo – continua il racconto – ma la situazione precipita nel breve volgere di un mese e Fabio muore tra le più indicibili sofferenze il 28 gennaio 2014”.
A quel punto, insospettita dal decorso della malattia del marito, la signora Albertini si è rivolta ad un legale, chiedendo alla clinica di Villa Floria le sue cartelle cliniche. Cartelle che non sarebbero mai arrivate, mentre il conto per le cure effettuate è stato presentato prontamente: quasi 30mila euro. La signora ha quindi denunciato la struttura per omissione di atti d’ufficio, ed è ora in attesa di ricevere le cartelle mediche per avere una valutazione dai propri consulenti.
Da parte sua, Giovanni De Luca nega per ora ogni responsabilità. Il medico non è risultato reperibile per un commento, ma nei giorni scorsi ha rilasciato all’Ansa la seguente dichiarazione: “A Villa Floria non abbiamo mai fatto trattamenti con le staminali e la signora lo sa bene. Negli ultimi mesi abbiamo avuto quasi 10 controlli: sono venuti i Nas di Caserta e Roma, l’Asl, le commissioni dell’ospedale civile di Caserta da cui dipendiamo per il protocollo clinico. Nessun ci ha mai contestato nulla. Ripeto: siamo una clinica chirurgica regolarmente autorizzata e trattiamo Prp, ovvero plasma ricco di piastrine per problemi osteo-articolari”.
Non si tratterebbe dunque di staminali, ma di plasma ricco di piastrine, una terapia utilizzata in ambiti come la medicina sportiva e quella estetica, che consiste nel prelevare il sangue dei pazienti per arricchirlo di fattori di crescita in grado di promuovere lo sviluppo delle cellule, che una volta iniettati nuovamente nell’organismo aiutano la rigenerazione di determinati tessuti. Se fosse questo il trattamento somministrato al Fabio Petroni, si tratterebbe di una terapia legittima in caso di Sla? Non proprio.
“Non esiste nessuna evidenza scientifica che la Prp possa essere efficace nel trattamento di patologie neurodegenerative come la Sla”, ci ha spiegato Marialaura Santarelli, responsabile del Centro Sla dell’ospedale San Filippo Neri. “Purtroppo per la Sclerosi laterale amiotrofica oggi non esistono terapie efficaci, nemmeno tra quelle in via di sperimentazione. L’unico farmaco approvato per questa malattia è il riluzolo, ma parliamo di un aumento della sopravvivenza media di circa 3 mesi”.
Quello di Fabio Petroni potrebbe non essere un caso isolato. “Ci risulta che siano moltissimi i pazienti con Sla che si rivolgono al centro di Villa Floria, spendendo decine di migliaia di euro per terapie che vengono vendute come trattamenti legati alle staminali, e che nel migliore dei casi non funzionano”, ci hanno spiegato dall’associazione Viva la Vita Onlus. “È importante ricordare infatti che nonostante la ricerca stia facendo diversi passi in avanti, al momento non esiste ancora nessuna terapia in grado rallentare il decorso della Sla”.
Via Wired.it
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