Terremoto nelle Marche: le trivelle non c’entrano

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(Crediti: INGV via Twitter)

Le scosse di terremoto nelle Marche ed Emilia Romagna possono essere indotte da attività umane per l’estrazione di idrocarburi nel Mar Adriatico, come qualche utente sta gridando sui social? Senza girarci troppo intorno, gli esperti lo escludono. Ecco perché.

La scossa

Nella mattina del 9 novembre 2022, alle ore 7.07 per la precisione, i sismografi hanno registrato una forte scossa di terremoto nelle Marche, che ha raggiunto magnitudo MI 5,7. Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) l’epicentro si trova in mare, a 30 chilometri circa di distanza dalla costa marchigiana della provincia di Pesaro-Urbino, a una profondità di 7-8 chilometri. La scossa è stata forte, avvertita distintamente a Fano e Pesaro, ma anche in un’ampia area dell’Italia centro-settentrionale. Sono seguite poi decine di altre scosse aftershock, che probabilmente andranno avanti per giorni continuando a scaricare energia.

Un terremoto compressivo

“Il terremoto di questa mattina ha tutte le caratteristiche tipiche di un sisma naturale dell’area costiera adriatica”, ha spiegato a Wired.it Carlo Meletti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Stiamo parlando di una zona sismica ben nota, nella quale già in passato si sono registrati terremoti di intensità simile, talvolta anche superiore, a quello odierno. “In quest’area – spiega l’esperto – la porzione più avanzata dell’Appennino si sovrappone alla placca adriatica: una zona di convergenza in cui due placche si accavallano una sull’altra dando origine a terremoti di tipo compressivo”. 

È un terremoto simile a quello di Rimini nel 1916, di Senigallia nel 1930 (all’epoca la scossa principale arrivò a magnitudo 5,8 e fu il terremoto più significativo della costa settentrionale marchigiana avvenuto nel Novecento), dell’Emilia nel 2012. “Completamente diverso da quello del 2016 che distrusse Amatrice”, precisa Meletti. “Quello fu un terremoto dovuto a meccanismi estensionali, che si verificano quando due placche si allontanano l’una dall’altra”.

Perché non c’entrano le trivelle

“La profondità dell’epicentro e l’intensità della scossa principale non si accordano con quelle di un terremoto indotto da attività antropiche per l’estrazione e lo stoccaggio di idrocarburi in mare, per quanto visto finora a livello internazionale”, conferma Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei geologi delle Marche. Non ci sono, infatti, tecnologie che consentono di arrivare a profondità simili a quella dell’epicentro della scossa della costa marchigiana. “Benché la sismicità indotta esista – e, più che per nuove perforazioni, per lo stoccaggio, cioè l’immissione di materiale nelle vecchie perforazioni -“, aggiunge Farabollini, “l’intensità delle scosse provocate dalle attività dell’essere umano in genere non raggiunge magnitudini superiori a 3-4, più deboli delle scosse registrate oggi in Italia”.

Via: Wired.it

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