Testamento biologico di fatto

Testamento biologico

Testamento biologico
Da anni si attende una legge sul testamento biologico. Nel frattempo diversi enti o associazioni, come la Consulta di bioetica onlus, la Fondazione Veronesi, l’Associazione Luca Coscioni e “A buon diritto”, forniscono sui propri siti internet modelli di “biocard” da compilare o riscrivere a mano indicando le proprie volontà di fine vita e le persone che ne saranno garanti. Come, per esempio, il rifiuto della rianimazione cardiopolmonare o della ventilazione assistita, fino ad arrivare all’alimentazione e all’idratazione artificiale. Ma quanto è efficace sottoscrivere il proprio testamento biologico? Ne abbiamo parlato con Amedeo Santosuosso, magistrato della Corte d’Appello di Milano e docente di Diritto e scienze della vita presso l’Università di Pavia.

Professor Santosuosso, diversi cittadini iniziano a redigere le proprie volontà di fine vita, alcuni anche a depositarle presso i notai, come indica una recente indagine del Consiglio Nazionale del Notariato. Che validità giuridica hanno questi documenti?

Queste dichiarazioni vanno fatte, perché hanno comunque un valore giuridico. In mancanza di una legge sul testamento biologico, i giudici sono sempre più inclini a riconoscere queste volontà. È quindi assolutamente importante compilare queste dichiarazioni e indicare anche le persone che si vuole siano garanti della propria volontà: nel caso infatti che ci sia qualcuno che si voglia opporre, le ultime vicende indicano che è sempre più probabile che siano rispettate. Si può tenere il proprio testamento biologico in un cassetto, inviarlo per raccomandata a un amico, a un parente, in modo da documentare che la volontà sia stata espressa in un dato momento. Quando non si dovesse essere più in grado di esprimere la propria opinione, il proprio garante farà vedere la carta al medico o la depositerà presso un notaio.

E questo garantisce che i propri desideri vengano rispettati?

In mancanza di una legge, probabilmente il valore giuridico dovrà essere vagliato da una Corte. All’inizio si ricorrerà ai giudici, poi non sarà più necessario. Un iter simile è stato seguito negli Usa e nel Regno Unito: i primi casi sono arrivati fino alla Corte Suprema e alla House of Lords, poi determinate procedure sono state metabolizzate dall’organizzazione sanitaria, oltre che giuridica. Questa ondata di dichiarazioni anticipate, in assenza di una legge, è una relativa novità: devono ancora venire a maturazione però un numero sufficiente di casi. Le persone che hanno sottoscritto finora le proprie volontà di fine vita fortunatamente godono ancora di buona salute, oppure sono decedute senza che tali volontà dovessero essere prese in considerazione. È infatti possibile che esse non entrino mai in effettiva operatività.

Quanto è necessaria, quindi, una legge sul testamento biologico?

Fino a qualche anno fa, per rendere valide le proprie volontà sarebbe stata necessaria una legge. Ora la situazione è cambiata, c’è accordo universale nella giurisprudenza, nella Corte di Cassazione e anche nella Corte Costituzionale, sul concetto che ogni persona cosciente e capace possa rifiutare anche i trattamenti salvavita. Il solo fatto di essere incapace di esprimere una volontà in un certo momento non può privare del diritto all’autodeterminazione e alla salute. Ma una legge avrebbe il grande vantaggio di rendere più uniformi le condotte di pazienti e medici. È vero che la sentenza relativa al caso Englaro, in cui si è deciso di rispettare la volontà della ragazza – ricostruita durante i processi – di rifiutare i trattamenti salvavita, è importante, ma si tratta di un solo episodio. In un caso identico si potrebbe giungere a un verdetto diverso: in Italia la legge si fa in Parlamento, non con i precedenti.

Una delle proposte di legge sul testamento biologico che saranno presto discusse in Parlamento, sostenuta da Eugenia Roccella, sottosegretario al lavoro, alla salute e alle politiche sociali, limiterebbe il tipo di trattamenti che si possono rifiutare. Cosa ne pensa?

Una legge non deve ledere i diritti costituzionali, mentre quella su cui sembra ci sia accordo nella maggioranza considera nutrizione e idratazione artificiale come trattamenti non rifiutabili. Stabilisce cosa la persona può o non può scrivere nel proprio testamento biologico. Questo sarebbe incostituzionale, perché violerebbe il principio dell’integrità personale: nessuno può mettermi le mani addosso contro la mia volontà, neanche con le migliori intenzioni. Secondo alcuni, inoltre, tra volontà del paziente e orientamento del medico vince il medico: si dà al paziente la possibilità di scegliere, ma poi non ne viene rispettata la volontà. L’obiezione di coscienza per il medico che si rifiuti di negare un trattamento può essere possibile, ma deve essere garantita la presenza di un altro medico che sia disponibile, come nel caso dell’interruzione di gravidanza. Un’altra questione si pone quando la volontà di rifiutare le cure risale a molto tempo prima. Può in effetti esistere il dubbio che la persona abbia cambiato idea, ma tra questo dubbio e la certezza di violare un’opinione espressa in passato, meglio far prevalere la certezza. Lasciamo quindi a ogni persona la libertà di affidarsi allo strumento del testamento biologico, non necessariamente significherà un netto rifiuto alle cure, può anche voler dire affidarsi completamente alle scelte del medico o a quelle di un familiare.

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