Categorie: Società

Tra arte e bisturi

E’ un dialogo tra scienza e arte la mostra “Scienza e miracoli nell’arte del’600” che, dal 31 marzo al 30 giugno, sarà ospitata nelle sale di Palazzo Venezia a Roma. Un tragitto costantemente interdisciplinare, tra strumenti chirurgici, quadri e miniature, lungo il secolo di Galilei ma anche di Caravaggio e della cultura barocca.

Ma perché proprio il ‘600? “Perché è un secolo di svolta per la scienza medica: da una concezione ancora aristotelica si approda all’indagine sperimentale, spiega Sergio Rossi, ideatore e curatore scientifico della mostra. Questo è periodo in cui il metodo galileiano si comincia ad applicare alla medicina. Nasce il concetto di ospedale così come lo intendiamo noi oggi. E questo è anche il tempo in cui la rappresentazione figurativa della malattia e del dolore si avvia verso una modernizzazione. Con il ‘600 la verità, il realismo dell’immagine, e quindi anche della malattia e della morte, irrompe nell’arte”.

Visitando le otto sezioni della mostra, promossa dall’Istituto di Storia dell’arte, dal Dipartimento di medicina sperimentale e moderna dell’Università la Sapienza e dalla Soprintendenza per i beni artistici e culturali di Roma, il pubblico potrà confrontarsi sia con opere d’arte (ottanta tra dipinti e incisioni provenienti da musei italiani ed europei) che con strumenti originali, e anche curiosi, della medicina del XVII secolo: letti da parto, vecchi bisturi, “cassette da dentista”, vasellame da spezieria, vecchi microscopi e quant’altro chirurghi e cavadenti dell’epoca utilizzavano nell’esercizio della loro professione.

Nelle prime tre sezioni della mostra – la Nascita della scienza, la Spezieria, Arte e meraviglia – prevale la strumentazione del medico, in quelle successive prevale l’arte. Nella quarta sezione, “Medici e malati”, sono esposti dipinti di artisti fiamminghi, francesi, spagnoli e italiani che rappresentano sia la malattia (obesità, malformazioni, denutrizioni) che medici, speziali o ciarlatani all’opera: nelle aule accademiche, nelle piazze, nelle osterie, in case misere o per la strada. Figure di cavadenti che “operano” gente urlante, retta a stento da aiutanti improvvisati, e chirurghi che prestano “pronto soccorso” nelle botteghe artigiane: immagini ingenue, popolari, a volte caricaturali, che mostrano come la medicina si compisse nel quotidiano. C’è, tra le opere più importanti, una “Lezione di anatomia del dottor Nicolaas Tulp”, di Rembrandt, “Il Ciarlatano” di Bernardino Mei.

La quinta sezione, “La verità e l’immagine” si apre con “Il Bacchino malato” di Caravaggio. Poi si passa, con la sesta sezione, alle Epidemie. Questo è il secolo delle pestilenze, che vengono rappresentate in tante tele, sia realisticamente che simbolicamente. Prestate dal museo della Specola di Firenze, sono esposte “La Peste” e “La Sifilide”, due miniature in cera del Zumbo.

Il tragitto si conclude con le sezioni “Miracoli e guarigioni” e “Gli ex voto”. Accanto all’intervento dei medici, all’epoca limitato dall’esiguità delle conoscenze scientifiche, nel ‘600 aveva un notevole rilievo l’intervento divino, il miracolo. Qui, chi visiterà la mostra potrà osservare “La guarigione dell’indemoniato” di Mattia Preti, “La Resurrezione di Lazzaro” di Orazio Borgianni, e poi tanti dipinti di artisti sconosciuti e di sapore molto popolare, gli ex voto, i segni tangibili della riconoscenza del miracolato.

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