“La sapienza è figliola della sperienzia” diceva Leonardo, che, da “uomo senza lettere”, come si definiva lui, e semplice osservatore della Natura, ne divenne poi ministro e interprete. Grazie allo studio degli autori della tradizione classica, che gli furono così utili per maturare competenze poliedriche. L’artista, l’architetto e l’ingegnere convivono in un genio celebrato dalla mostra “Le tracce di Leonardo nel territorio. I luoghi, gli studi, le macchine”, realizzata dall’Associazione Piazza Duomo di Spoleto, in collaborazione con l’Associazione La Città Ideale di Vigevano. Con l’obiettivo di raccontare lo spirito di un uomo che voleva imparare “l’eterno gridare”, quello che solo “la somma certezza della matematiche” assicura, contro “il silenzio e le contraddizioni delle sofistiche scienze”. Un homo del Quattrocento alla corte dei giorni nostri: un vero ponte culturale.
La mostra espone parte dei 300 modelli interattivi ricostruiti con materiali dell’epoca attraverso lo studio dei codici leonardiani, e insieme a questi fogli e disegni, estratti da copie di suoi manoscritti. Si riferiscono a periodi e luoghi in cui “il genio” ha operato, peregrinando di corte in corte. Così ci si trova di fronte a una rappresentazione orografica di Toscana, Umbria ed Emilia Romagna, ove Leonardo si trovava tra il 1502 e il 1503, al seguito di Cesare Borgia. Un pannello riporta la costruzione del porto di Civitavecchia, in una planimetria di cui Leonardo esprime le distanze misurate in braccia, e traccia il molo traiano, la darsena romana a destra e, a sinistra, il forte cominciato dal Bramante nel 1508. Ma i macchinari rimangono il pezzo forte: è nella meccanica applicata che Leonardo estrinseca al meglio il suo genio, potendo analizzare le macchine, studiarle nei loro particolari e cercare di comprenderne i meccanismi e l’effettiva funzione. “Non edificate senza fondamenti”, predicava il suo genio pratico.
Una vite di Archimede, una macchina per filettare le viti, una draga, una trivella orizzontale e una verticale, un cuscinetto a sfere, un ingranaggio a lanterna e un odometro: questi alcuni degli strumenti esposti, a testimonianza dei suoi studi che spaziavano dall’idraulica all’astronomia, dall’ottica all’anatomia. Complice l’esperienza, “perché si vede più certa la cosa l’occhio ne’ sogni che colla immaginazione stando desto”, procedeva con metodo, certo che “ciascuno strumento per sé debbe essere operato colla esperienza dond’esso è nato”. A testimonianza della sua poliedricità troviamo anche un disegno di una macchina per la lavorazione degli specchi e una figura anatomica raffigurante cuore, polmoni e arterie principali. La mostra non dimentica certo i Codici, che costituiscono il corpus tecnico-scientifico più sostanzioso dal Rinascimento a oggi: dal Codice Atlantico ai Codici Madrid I e II, dai Manoscritti A-M dell’Institut de France al Codice Leicester (o Hammer), passando per quello sul volo degli uccelli. Leonardo scriveva al contrario, diceva di una città ideale ed elaborava tecniche di volo: gli antichi suoi maestri li superò di certo, coniugando tante Arti in un sol corpo. Del resto “è triste l’allievo che non supera il suo maestro”, soleva dire Leonardo.
Le tracce di Leonardo nel territorio. I luoghi, gli studi, le macchine
dal 13 Gennaio al 10 Aprile 2005 Museo della Civiltà Romana-EUR, Piazza G. Agnelli, Roma
Orari: 9-14 dal martedì al venerdì, 9-19 il sabato e la domenica Biglietto: biglietto solo mostra di Leonardo: intero € 4,20, ridotto (per i visitatori dai 6 ai 18 anni e sopra i 65, per i CRAL) € 2,60) Gratuito per i visitatori sotto i 6 anni.