Trombosi rare, come capire se sono collegate al vaccino contro COVID-19

trombosi
(Foto: Mat Napo on Unsplash)

Non solo Vaxzevria di AstraZeneca. Anche il vaccino anti-Covid di Johnson&Johnson (Janssen), dopo la segnalazione di quattro casi di rara trombocitopenia post somministrazione negli Stati Uniti, è finito sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che ha richiesto alle aziende di fare ulteriori indagini e fornire nuovi dati e guarda con interesse alle ricerche di due consorzi accademici nei Paesi Bassi (all’Erasmus University Medical Center di Rotterdam e all’università di Utrecht) per esplorare il possibile meccanismo scatenante. Ricordiamolo: al momento il bilancio tra rischi e benefici è considerato molto a favore del vaccino, visto che parliamo di casi parecchio rari. Si rischia molto di più con Covid-19 che con eventuali effetti collaterali della vaccinazione.

Trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino

Come è stato ripetuto più volte dalle autorità, i problemi di coagulazione che in rari casi sembrano insorgere entro 15 giorni dalla vaccinazione con il vaccino contro Covid-19 di AstraZeneca sono insoliti: si formano coaguli, trombi, in distretti del corpo inusuali (cervello e addome) e in condizioni (controintuitive) di piastrinopenia, ossia carenza di piastrine che sono elementi del sangue che promuovono la coagulazione.

Il nesso causale è reale?

I casi segnalati sono talmente rari che è difficile capire se si tratti davvero di una conseguenza della vaccinazione contro Covid-19. Dalle ultime analisi degli esperti è emerso un sospetto più forte, ma Ema ha richiesto di continuare a raccogliere dati man mano che la campagna vaccinale prosegue. Un’avvertenza: adesso l’attenzione sarà concentrata sulle persone che hanno appena ricevuto la vaccinazione, ma è fondamentale che non sfuggano segnalazioni di insoliti disturbi della coagulazione tra la popolazione non vaccinata. Altrimenti si rischia di gonfiare il rapporto.

Quale meccanismo?

Un’altra domanda cruciale a cui Ema chiede di trovare risposta è: perché un vaccino dovrebbe scatenare una simile trombocitopenia? Una possibile spiegazione deriva dal fatto che quanto sperimentato da questi pazienti post-vaccinazione assomiglia alla trombocitopenia indotta da eparina (Hit), che può presentarsi in persone in terapia con questo anticoagulante. La Hit sembra essere provocata dalla risposta immunitaria dell’organismo contro il complesso che si viene a formare tra eparina (che è una molecola con carica negativa) e il fattore piastrinico Pf4 (che ha carica positiva): anticorpi insoliti attaccano il complesso e richiamano piastrine, in una reazione a catena che si autoalimenta e che può provocare l’ostruzione dei vasi sanguigni.

Secondo alcuni esperti, qualcosa di simile potrebbe accadere con il vaccino anti-Covid di AstraZeneca, che utilizza un vettore virale (cioè un virus modificato per trasportare il materiale genetico che codifica per la proteina spike del coronavirus nell’organismo): se le particelle virali si rompono prima di penetrare nelle cellule, il materiale genetico che trasportano viene liberato e essendo una molecola a carica negativa potrebbe formare un complesso con il fattore di coagulazione Pf4, innescando la risposta immunitaria.

Qualora il nesso causale tra vaccinazione con Vaxzevria e rare trombosi fosse confermato, capire se questo sia proprio il meccanismo scatenante dell’evento avverso sarebbe molto importante perché in teoria potrebbe riguardare anche gli altri vaccini a vettore virale, dal J&J a Sputnik V, ai vaccini cinesi.

Va sottolineato, comunque, che si tratta ancora di un’ipotesi e che eventuali cause potrebbero risiedere altrove, magari in un additivo presente in un prodotto e non in altri.


Vaccino AstraZeneca: cosa sappiamo sul rischio di trombosi?


Ci sono fattori predisponenti?

Dati preliminari raccolti dai pazienti che sono andati incontro a trombocitopenia presumibilmente indotta dal vaccino mostrano la presenza di anticorpi anti-Pf4, in effetti. Tuttavia al momento non si può dire se fossero preesistenti alla vaccinazione anti-Covid. È noto infatti che alcune persone sviluppano nel corso della vita anticorpi anti-Pf4 (forse a seguito di altre infezioni o forse come conseguenza di una qualche terapia, non è chiaro), ma questi sono tenuti sotto controllo da un meccanismo immunologico noto come tolleranza periferica. La vaccinazione potrebbe togliere il freno della tolleranza periferica e innescare l’azione degli anticorpi anti-Pf4?

Da indagare ulteriormente è anche l’impressione che gli eventi avversi rari di trombocitopenia sembrino più frequenti nelle donne sotto i 60 anni. Per ora i dati non consentono di dire nulla a riguardo, considerato anche il fatto che in molti Paesi le prime fasi delle campagne di vaccinazione hanno riguardato la categoria degli operatori sanitari, in cui il genere femminile è predominante. E questo potrebbe aver alterato la statistica.

In attesa di risposte

Tante le questioni da chiarire, ma l’Ema si aspetta di avere qualche risposta nei prossimi due mesi, compresi test sulla somministrazione di mezza dose di vaccino AstraZeneca, che tempo fa in un piccolo numero di volontari aveva dimostrato alta efficacia a fronte di una riduzione degli effetti collaterali.

Fare chiarezza è fondamentale anche per lo sviluppo di futuri vaccini contro Covid-19, in vista di nuove varianti del coronavirus.

Via: Wired.it

Credits immagine: Mat Napo on Unsplash