Troppo freddo in quelle bolle

Si allontana il sogno di costruire centrali nucleari che sfruttino la ‘sonoluminescenza’. Secondo uno studio appena pubblicato su Nature, la temperatura raggiunta con questo fenomeno sarebbe troppo bassa, molto al di sotto di quella necessaria per innescare una reazione di fusione nucleare. Nel marzo di quest’anno, Rusi Taleyarkhan e collaboratori, dell’Oak Ridge National Laboratory del Tennessee, avevano annunciato che, bombardando un liquido (l’acetone) con potenti onde sonore, potevano produrre piccole bolle, farle espandere e poi implodere, generando lampi di luce e temperature dell’ordine di milioni di gradi Celsius. Il fenomeno della sonoluminescenza era noto da tempo, ma Taleyarkhan e i suoi erano i primi ad affermare che le condizioni all’interno delle bolle possono indurre la fusione di nuclei di idrogeno, e che il fenomeno può essere sfruttato per produrre energia nucleare ‘pulita’. Lo studio, apparso su Science, aveva suscitato reazioni controverse, tanto che la rivista aveva pubblicato simultaneamente alcuni commenti critici. Ora, Kenneth Suslick e Yuri Didenko, dell’Università dell’Illinois hanno analizzato attentamente quello che succede all’interno di ogni singola bolla, concludendo che si verificano reazioni chimiche che assorbono buona parte dell’energia: la temperatura all’interno della bolla non supererebbe quindi i 15-20mila gradi Celsius, invece dei milioni di gradi necessari per innescare la reazione di fusione. (n.n.)

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