Ultrasuoni per guarire le ferite?

Una scarica di ultrasuoni aiuta le ferite croniche a rimarginarsi più rapidamente. Più precisamente con l’uso di ultrasuoni a bassa intensità le ulcere cutanee e piaghe da decubito possono avere un tempo di guarigione ridotto addirittura di un terzo. Lo rivelano sul Journal of Investigative Dermatology i ricercatori della Sheffield University, spiegando come l’ecografia (uguale a quella utilizzata per le donne in gravidanza) possa trasmettere una vibrazione attraverso la pelle che risveglia le cellule dentro e intorno alla ferita, contribuendo così a stimolare e accelerare il processo di guarigione delle ferite.

La formazione delle ferite croniche, che colpisce il 2-5% della popolazione, è connessa spesso all’età e al diabete e frequentemente porta all’amputazione degli arti. Ci sono 11 milioni di over 65, 3 milioni di diabetici e 10 milioni di fumatori (i quali rischiano maggiormente di soffrire di problemi di guarigione) solo nel Regno Unito.  Attualmente in Italia il numero di affetti da ferite acute e croniche viene stimato fra uno e tre milioni, anche se ad oggi non esiste un vero e proprio registro. Si calcola inoltre che un quarto dei diabetici soffre di ulcere della pelle, in particolare le ulcere del piede, a causa della perdita di sensibilità e della difficoltà di circolazione nelle gambe.

La nuova tecnologia è stata provata su alcuni topi che presentavano ferite croniche, con difficoltà di cicatrizzazione e spesso soggette a infezioni. Lo studio ha dimostrato che in entrambi i topi (più anziani e diabetici), i tempi di guarigione sono stati ridotti da nove a sei mesi.

Normalmente, nella pelle sana, la fibronectina attiva Rac1 -una proteina di segnalazione che regola una vasta gamma di eventi cellulari, tra cui il controllo della crescita cellulare- nei fibroblasti, facendo partire la migrazione nel luogo della ferita. Secondo lo studio, utilizzando la stimolazione meccanica della pelle con gli ultrasuoni si può attivare un percorso alternativo (che passa sempre per Rac1: calcio/CamKinaseII/Tiam1/Rac1) che sostituisce la segnalazione fibronectina-dipendente e promuove la migrazione dei fibroblasti, reclutandoli nel letto della ferita, e accelerandone così i tempi di guarigione del 30% nei topi anziani e diabetici. Si tratta di un processo, spiegano i ricercatori, che riesce a contrastare la senescenza dei fibroblasti e che riesce a portare i tempi di recupero a quelli osservati negli animali giovani e sani.

“Le ulcere della pelle sono molto dolorose per i pazienti e in molti casi si possono risolvere solo con l’amputazione dell’arto”, ha spiegato l’autore principale Mark Bass. “Utilizzando gli ultrasuoni si svegliano le cellule così da stimolare un normale processo di guarigione. Poiché il trattamento consiste nell’accelerare i processi normali di guarigione, non comporta il rischio di effetti collaterali che sono invece spesso associati con i trattamenti farmacologici”.

Entro il prossimo anno il team prevede di studiare l’approccio del trattamento anche negli esseri umani. “Ora che abbiamo dimostrato l’efficacia degli ultrasuoni abbiamo bisogno di esplorare ulteriormente il segnale. Abbiamo scoperto che il segnale a ultrasuoni che attualmente usiamo è efficace, ma è possibile che dal perfezionamento del trattamento si potrebbero migliorare anche gli effetti” ha concluso Bass. “Perché l‘ecografia sia realmente priva di rischi dobbiamo aspettare di vederlo in un ampio uso clinico entro tre o quattro anni”.

Riferimenti: Journal of Investigative Dermatology DOI: 10.1038/jid.2015.224

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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