Un Air bag per l’atmosfera di Marte

Un mosaico di rocce magnetizzate che impedisce al vento solare di spazzare via la rarefatta atmosfera di Marte. Potrebbe essere uno dei segreti del pianeta rosso svelato dal Mars Global Surveyor, la sonda della Nasa che ha lasciato la Terra il 20 novembre del 1996 alla volta del quarto pianeta del sistema solare, raggiunto dieci mesi dopo la partenza. Da quel momento la piccola sonda è in orbita attorno a Marte, e sta raccogliendo dati sulla superficie e l’atmosfera del pianeta. Informazioni che saranno utili nel progettare le missioni future.

Miliardi di anni fa il pianeta rosso ha posseduto un atmosfera densa, simile a quella terrestre. Un’atmosfera che avrebbe potuto permettere la nascita della vita. Di quello che fu, oggi rimane un sottile strato di gas, principalmente composto da anidride carbonica. Una fragile pellicola che si estende nello spazio per qualche centinaio di chilometri, e provoca una pressione atmosferica pari a circa un centesimo di quella terrestre. La causa di questa sconvolgimento è da ricercare principalmente nella scomparsa del campo magnetico marziano. Alcuni dati inviati dal Surveyor nel 1998 suggeriscono che questo evento debba essere avvenuto circa quattro miliardi di anni fa, quando la dinamo interna del pianeta rosso avrebbe smesso di funzionare. Da quel momento in poi, niente più ha protetto l’atmosfera marziana dalla pressione del flusso di particelle ionizzate proveniente dal Sole, il vento solare.

In quasi tutti i pianeti del sistema solare, è il campo magnetico- una sorta di air bag di cui sono privi Venere, Marte e Plutone – che protegge l’atmosfera dalla pressione del vento solare. Quello che oggi resta dell’atmosfera marziana sembra subire con intensità minore la pressione delle particelle ionizzate là dove sulla superficie del pianeta sono presenti agglomerati rocciosi dotati di campo magnetico. Questo è quanto ci racconta la sonda della Nasa. L’indizio indiretto di tale livello di protezione è l’altezza alla quale si trova la ionopausa: la regione dell’atmosfera che fa da confine tra la ionosfera e il vento solare. Più è distante dalla superficie del pianeta, più efficace sarà la protezione.

Tra febbraio 1999 e aprile 2000 il Global Surveyor ha orbitato a circa 400 chilometri di altezza dalla superficie. Un reflettometro di elettroni segnalava al Surveyor quando si trovava nella ionopausa, o navigava tagliando il flusso del vento solare. In questo modo è stato possibile raccogliere informazioni utili a tracciare la mappa della ionopausa marziana. Il profilo ottenuto era ovviamente disomogeneo, ma presentava dei picchi di altezza. Il passo successivo è stato di confrontare la mappa dei campi magnetici della superficie, ottenuta sempre dalla sonda della Nasa, con quella della ionopausa. Il risultato è stato l’esatta corrispondenza tra picchi e presenza di forti campi magnetici superficiali. “I nostri dati”, dichiara David Mitchell, il fisico del Laboratorio delle scienze spaziali dell’Università di Berkely che compilato la mappa, “mostrano per la prima volta come i campi magnetici crostali sono il principale fattore che limita l’erosione dell’atmosfera in alcune regioni”.

Uno dei misteri che ora bisognerà svelare è quello della composizione delle rocce all’origine di questi potenti campi magnetici. La loro natura è ignota, e l’intensità del campo che generano alla superficie è pari quella generata dal campo terrestre che scherma la nostra atmosfera. E anche la loro disposizione è singolare. Sono come dei codici a barre, che alternano la loro polarità. Disposti da est verso ovest e lunghi più di mille chilometri dal nord al sud del pianeta.

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