Un ambulatorio volontario per chi è in difficoltà

Un ambulatorio volontario per facilitare l’accesso alle cure delle persone in difficoltà. Si trova a Forlì e dal 2009 a oggi si è preso cura di circa 100 persone, per lo più immigrati che vivono in condizioni di emarginazione e povertà. Nata da un progetto del Centro studi aziendale per il volontariato e la solidarietà “Giovanni Donati” dell’Asl locale e dal Centro di ascolto Caritas “Buon Pastore”, l’esperienza della struttura è stata presentata nel corso del convegno “Diversità come normalità. Equità di accesso come sfida nei servizi sanitari e sociosanitari” svoltosi a Reggio-Emilia (4-5 novembre).

In Italia un gran numero di immigrati è ancora troppo restio a rivolgersi alle strutture sanitarie pubbliche per motivi culturali, di disinformazione, di mancata integrazione (vedi Galileo). Partendo dall’analisi dei bisogni del territorio, è nata l’idea di un ambulatorio volontario per le persone in difficoltà. L’attività viene svolta presso il Centro ascolto Caritas da un medico e un infermiere, un volontario con funzioni amministrative, affiancato da un operatore che accoglie le persone e valuta la loro posizione rispetto al Servizio sanitario nazionale.

In 16 mesi di lavoro, dall’11 febbraio 2009 al 31 luglio 2010, sono state visitati in ambulatorio 99 pazienti, di cui 71 maschi, con età media 30 anni, e 8 minori. Fra questi ci sono persone sotto la soglia della povertà, altre prive di alcuni documenti e, quindi, temporaneamente non in grado di accedere alle prestazioni gestite dal Ssn, minori non accompagnati, profughi di guerra. Hanno usufruito dei servizi dell’ambulatorio anche i richiedenti asilo e le persone con permesso di soggiorno per asilo, per motivi umanitari o per protezione sussidiaria. Solo in quattro casi si è riscontrata la totale mancanza di documenti. 

Per quanto riguarda i paesi d’origine, si tratta per la maggior parte di persone provenienti dalla Romania (13), dal Burkina Faso (11), dalla Nigeria (8) e dalla Somalia (8). Gli italiani sono stati tre. “Ancora una volta si è visto che un’adeguata, capillare informazione sui diritti in ambito di salute può contribuire a un ottimale utilizzo della struttura sanitaria stessa”, ha commentato Daniela Valpiani, responsabile dell’ambulatorio. 

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