Categorie: Società

Un appello per la ricerca scientifica

Negli ultimi due anni il sistema della ricerca scientifica italiana è cambiato radicalmente. Un cambiamento che però, secondo i diretti interessati, non è stato supportato da finanziamenti adeguati. Per questo motivo i presidenti dei maggiori centri di ricerca italiani hanno rivolto lo scorso 28 giugno un appello al Capo dello Stato e al Governo. A seguire il testo integrale dell’appello:

“I sottoscritti, rappresentanti dei maggiori Enti di Ricerca e delle Università, si rivolgono a tutte le Autorità competenti per segnalare che, in assenza di una netta inversione di tendenza da attuarsi immediatamente, l’intero sistema della ricerca di base, e il suo collegamento con la formazione avanzata e l’innovazione, subiranno una rapido peggioramento del collasso già in atto con conseguenze irreversibili per la permanenza del Paese tra quelli ad economia avanzata.

La struttura del sistema della ricerca universitaria e istituzionale è stata profondamente innovata negli ultimi due anni, introducendo criteri di valutazione, gestione e programmazione che, se sostenuti, risulteranno molto efficaci e tali da permetterne un riallineamento con i più avanzati paesi europei, ponendo le premesse per un rilancio competitivo verso la nuova “Società basata sulla Conoscenza”.

Queste innovazioni non possono, però, attivarsi in presenza di una continua erosione della spesa pubblica e privata dedicata alla ricerca di base, volano e collegamento tra attività innovative, formative e di ricerca. Questa erosione ha portato il nostro Paese, unico tra quelli industrializzati, a decrescere l’intensità di ricerca per circa il 30 per cento negli ultimi cinque anni (da circa 1,3 a circa 1,0 per cento del Pil), partendo già da un livello tra i più bassi. A questo ha corrisposto una continua diminuzione delle attività di ricerca e di quelle collegate di trasferimento che annualmente, rispetto all’Europa, vedono ora mancare attività per circa 75 mila anni/uomo, con la perdita di una collegata, ampia e crescente capacità innovativa e formativa di alto livello, su estesi settori di popolazione e di imprese, le quali diventano incapaci di assorbire, oltre che produrre, innovazioni. Ciò ha conseguenze dirette sulla competitività e sulla creazione di nuovo lavoro in settori ad alto valore aggiunto.

Il minore investimento pubblico, e la conseguente minore disponibilità di risorse umane ben preparate, sta, infatti, frenando sempre di più la capacità innovativa delle imprese e dei servizi che, a loro volta, diminuiscono gli investimenti in ricerca e in formazione, rivolgendosi, in modo crescente, all’importazione di tecnologie e conoscenze esterne. L’invecchiamento delle risorse umane nella ricerca, e la conseguente rapida crescita dei pensionamenti, sta portando ad una emorragia di persone che ormai supera le residue capacità di formazione, con un ciclo negativo crescente.

Questa situazione di collasso diverrà irreversibile in mancanza di un intervento immediatamente operativo, che riporti la spesa statale a un livello equivalente a quello del 1995, con un aumento, quindi, di almeno 4.500 miliardi di lire nel 2001 e con una ulteriore convergenza verso i livelli medi europei entro i successivi cinque-sei anni. Questi interventi sono indispensabili anche per riattivare una crescita degli investimenti privati verso la ricerca e la alta formazione, come avviene in tutti gli altri Paesi europei, avviando un ciclo virtuoso di compartecipazione e crescita che diminuisca l’impegno relativo dello Stato.

Il rafforzamento degli investimenti nella ricerca di base è in atto in tutti gli altri Paesi europei e la sua importanza è stata, recentemente e unanimemente, sottolineata dal vertice dei Paesi europei a Lisbona, da una specifica mozione del Parlamento europeo e dall’Oecd. Per quanto sopra, i sottoscritti si rivolgono al Capo dello Stato e al Governo nella sua collegialità per chiedere che la programmazione a breve termine e le previsioni finanziarie includano subito questi provvedimenti non più procrastinabili. Rinviano, per le valutazioni e gli argomenti dettagliati, alle linee guida del Programma Nazionale della Ricerca presentate al Cipe dal Ministro per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica e recepite da tale organismo il 25 maggio 2000”.

Il documento è sottoscritto da:

Prof. Lucio Bianco, Presidente Consiglio Nazionale delle Ricerche
Prof. Carlo Calandra Buonaura, Presidente Istituto Nazionale per la Fisica della Materia
Prof. Adriano De Maio, Rettore Politecnico di Milano
Prof. Sergio De Julio, Presidente Agenzia Spaziale Italiana
Prof. Enzo Iarocci, Presidente Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Prof. Luciano Modica, Presidente Conferenza dei Rettori delle Università Italiane
Prof. Sandro Pontremoli, Rettore Università di Genova
Prof. Carlo Rizzuto, Presidente Società Sincrotrone di Trieste
Prof. Carlo Rubbia, Presidente Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente
Prof. Rodolfo Zich, Rettore Politecnico di Torino

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