Un dispositivo per misurare la concentrazione

“Ok, Glass. Dimmi se sono pronto a scrivere un altro articolo”. Potranno essere anche di questo tenore le domande che in futuro rivolgeremo agli occhiali di Google, se il lavoro dell’équipe di Don Afergan, della Tufts University di Medford, Massachusetts, dovesse andare in porto. Gli scienziati hanno infatti creato un dispositivo che usa la luce per misurare il livello di concentrazione di chi lo indossa, stabilendo se è abbastanza attento per proseguire con il lavoro o se è il caso che si prenda una piccola pausa relax.

Come racconta il NewScientist, il sistema invia degli impulsi di luce – 12 al secondo – alla corteccia prefrontale, misurando i fotoni riflessi dall’emoglobina ossigenata e deossigenata presente nel sangue. Attività cerebrali più difficili, infatti, fanno sì che arrivi più sangue ossigenato al cervello, variando di fatto l’assorbimento e la riflessione della luce. Un software messo a punto dagli scienziati, a questo punto, interpreta i segnali e riferisce al soggetto, in tempo reale, qual è il suo livello di concentrazione. La tecnica si chiama spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNirs).

Il sistema, che nella versione prototipale è abbastanza ingombrante – un insieme di fibre ottiche collegate a una matrice di led posti sulla fronte del soggetto da monitorare e un aggeggio che converte gli impulsi luminosi in segnali elettrici – non è destinato a languire in laboratorio ancora per molto tempo, assicurano i suoi creatori. Afergan e colleghi, infatti, stanno cercando di integrare il loro dispositivo all’interno degli occhiali di Google: “Sono perfetti”, racconta lo scienziato. “Non c’è bisogno di molta fantasia per immaginare di incorporare un chip fNirs nelle stanghette degli occhiali”. L’applicazione più intrigante sembra essere un sistema di navigazione per le automobili in grado di adattarsi al livello di attenzione del guidatore. Quando questi è massimamente concentrato, il sistema gli mostra solo le informazioni base tramite avvisi sonori; nei momenti di distrazione, il dispositivo potrebbe intervenire per svegliarlo e fornirgli più istruzioni.

L’équipe ha in mente anche di adattare Google Now – l’assistente digitale messo a punto da Big G – in modo tale che invii notifiche all’utente solo quando la sua mente è abbastanza sgombra.

Via: Wired.it

Credits immagine: RLHyde/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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