La lotta contro la malaria passa anche attraverso i funghi. In particolare attraverso il Metarhizium anisopliae, un parassita che infetta le zanzare anophele, proliferando nell’emolinfa dell’insetto. Un gruppo di ricercatori guidati da Weiguo Fang, dell’Università del Maryland, ha pensato di sfruttare questa azione del fungo e ne ha modificato il patrimonio genetico, trasformandolo in una potente arma. Così modificato, infatti, M. anisopliae è riuscito a mettere fuori combattimento il plasmodio della malaria all’interno della zanzara infettata, arrestandone il ciclo vitale. Lo studio è stato pubblicato su Science.
L’obiettivo dei ricercatori era quello di sfruttare un vettore per trasportare all’interno delle zanzare malariche (Anopheles gambiae) delle sostanze in grado di fermare selettivamente lo sviluppo del microrganismo responsabile della malattia, il Plasmodium falciparum. Il fungo M. anisopliae, con la sua capacità di penetrare nell’insetto, sembrava adatto allo scopo. Gli studiosi hanno quindi creato dei ceppi fungini contenti un gene che codifica per una piccola proteina, per un anticorpo o per una tossina (o anche per combinazioni dei tre): tutte molecole pensate per mettere fuori combattimento il plasmodio. Successivamente, gli scienziati hanno infettato le anophele con un plasmodio della malaria e poi lo hanno messo a contatto con vari ceppi fungini ingegnerizzati, per valutarne l’efficacia.
Tutte e tre le modifiche apportate al genoma del fungo hanno sensibilmente abbassato il numero di plasmodi che si formano nelle ghiandole salivari della zanzara, con percentuali del 71, 85 e 90 per cento, rispettivamente per il peptide, per l’anticorpo e per la tossina. I ricercatori hanno però osservato che il fungo GM più efficace per contrastare la diffusione di P.falciparum è quello che esprime in combinazione sia il peptide sia la tossina: ha ridotto del 98 per cento le forme infettanti.
Riferimenti: Science 2011, vol 331, 1074-1077
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