Un gene, otto malattie

Un gene accomuna otto diverse patologie metaboliche, malattie che coinvolgono i meccanismi di produzione, consumo o accumulo di energia nell’organismo. Battezzato Sumf-1 (Sulfatase modifying factor 1), è stato individuato grazie all’équipe di Andrea Ballabio, direttore dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina di Napoli, di cui fa parte Maria Pia Cosma. Un risultato reso possibile da un approccio “rivoluzionario” a un problema conosciuto da tempo: la carenza o addirittura l’assenza di uno degli enzimi che dentro la cellula si occupano delle funzioni “energetiche” ovvero le sulfatasi, “forbici” molecolari incaricate di rimuovere gli scarti per favorirne lo smaltimento. Invece di andare alla ricerca di un gene per ogni patologia, i ricercatori si sono concentrati sull’attività del gene “a monte” della catena di eventi che scatenano le malattie: Sumf-1 sollecita infatti l’espressione dei geni che codificano per i diversi tipi di sulfatasi, ben 13. Da una sua mutazione potrebbe quindi dipendere la carenza di tutta la famiglia di proteine. E quindi anche l’insorgenza di cinque forme di mucopolisaccaridosi, della leucodistrofia metacromatica, dell’ittiosi e della condrodisplasia puntata, ognuna caratterizzata dal deficit di un tipo specifico di sulfatasi. Una scoperta giunta a coronamento di più di 16 anni dall’inizio delle ricerche in questo campo, che hanno prodotto nel tempo molti risultati, di cui questo è uno dei più eclatanti. E che ha conquistato le pagine della rivista “Cell”, in assoluto la più prestigiosa a disposizione della ricerca biomedica. Il gene individuato determina una patologia nota come “deficit multiplo di sulfatasi” o Dms, un disturbo legato alla carenza degli enzimi sulfatasi in vari distretti corporei, soprattutto nel sistema nervoso. Che colpisce sin dalla prima infanzia e si manifesta con un quadro clinico molto complesso. Per scoprire su quale cromosoma risiedesse il misterioso gene sono stati trasferiti singoli cromosomi sani in cellule provenienti da pazienti affetti da Dms per evidenziare quale di loro causasse il recupero funzionale delle solfatasi. Il cerchio si è stretto dapprima attorno al cromosoma 3, poi a una sua particolare regione. Nel caso del deficit multiplo di sulfatasi, Sumf-1 funziona come un segnalatore che da il via libera contemporaneamente ad almeno otto sulfatasi: come una centrale di comando da cui partisse l’ultimo “ritocco” per poter far funzionare gli enzimi al meglio. Ecco perché i sintomi della Dsm riassumono quelli provocati dalle otto malattie metaboliche diverse. Naturalmente scoperto un gene si pensa subito alle applicazioni. Ci sono due strade possibili: la terapia enzimatica sostitutiva e quella genica. In passato si pensava di somministrare i singoli enzimi mancanti, una soluzione di difficile successo. L’identificazione del gene Sumf-1 consentirà entro due anni la realizzazione di un farmaco più efficace. Per realizzare la terapia genica, ovvero l’infusione del gene difettoso via “pompe molecolari”, invece, sono probabili tempi più lunghi: anche se è gia allo stadio sperimentale sui topi. Questo studio è una delle dimostrazioni che in Italia i talenti ci sono, le idee non mancano e quando i finanziamenti arrivano, come quelli Telethon, questo insieme di fattori crea studi eleganti e ricchi di future applicazioni come quello di Andrea Ballabio, Maria Pia Cosma e del loro team.

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