Un libro fatto di bit

    Secondo gli ottimisti più sfrenati, dovrebbero avviare un radicale cambiamento nel modo di leggere i libri. Eppure, al loro affacciarsi sul mercato, gli E-book reading device – sorta di personal computer ultracompatti dal design innovativo in grado di ricevere via Internet e visualizzare rapidamente materiale elettronico (un libro, un giornale o pubblicità) – hanno ottenuto una risposta assolutamente tiepida da parte del pubblico. Sconfessando, almeno per ora, gli importanti investimenti economici dei grandi colossi finanziari americani in questo campo dell’editoria elettronica.

    Nessuno, in fondo, pensa con questa iniziativa di soppiantare il libro, che da secoli ottiene un enorme gradimento dai consumatori. Il libro è, a ben guardare, un oggetto tecnologico assai sofisticato: fin dalla sua comparsa ha raggiunto un grado di sviluppo praticamente definitivo e non c’è alcuna differenza profonda tra la forma di un libro vecchio di secoli e uno moderno. Inoltre: un libro è leggero, compatto, multimediale (testi più immagini), permette un accesso veloce e immediato alle sue pagine, non necessita di alimentazione (quale computer può vantarsi di tanto?) e, oltretutto, viene venduto a un costo sempre più ridotto. Infine, le analisi di mercato hanno dimostrato che la lettura sul monitor del computer è del 25 per cento più lenta che sulla carta stampata.

    Nonostante tutto, in molti sono restano convinti che alla fine gli E-book reading device si riveleranno un buon affare. Fra questi, per esempio, la GemStar International Group (http://www.gemstar.co.uk), società nota per aver inventato il sistema di programmazione istantaneo per la videoregistrazione ShowView (conosciuto anche come VideoPlus+, VcrPlus+ o G-Code), incorporato oggi in oltre 35 milioni di apparecchi video solo in Europa, che ha annunciato lo scorso 18 gennaio l’acquisizione delle due società leader nella produzione di hardware per e-book: le californiane NuvoMedia, con il suo Rocket eBook (http://www.rocket-ebook.com), e SoftBook Press, creatrice di SoftBook Reader (http://www.softbook.com).

    Nemmeno Bill Gates sembra volersi sottrarre ai giochi per essere in pole position nel nuovo affare della editoria elettronica. Dalle sale allestite a Las Vegas per il Ces 2000 (http://www.cesweb.org), una delle maggiori fiere per l’elettronica di consumo, il patron di Microsoft ha ufficializzato l’accordo tra la sua società e Barnes & Noble, la più grande catena di librerie Usa, assai potente anche nel commercio di libri via Internet. Scopo: sviluppare un punto vendita online di e-book basati sul programma Microsoft Reader, che dovrebbe essere disponibile entro la prima metà di quest’anno per i computer equipaggiati con una delle versioni di Windows. L’occasione sembra poi presentarsi doppiamente ghiotta per Gates, poiché gli permetterà di lanciare in grande stile la nuova tecnologia Microsoft Cleartype, che promette di migliorare di oltre il 300 per cento la leggibilità delle lettere sui display dei nostri computer.

    L’e-book, punto d’incontro tra libri e pc portatili, potrebbe non rimanere l’unico protagonista nel business del libro digitale. La E Ink Corporation (http://www.eink.com), infatti, potrebbe commercializzare presto un prodotto veramente rivoluzionario, che assomiglia moltissimo alla carta tradizionale. La carta presenta numerosi vantaggi e sarebbe un errore rinunciarvi. Per esempio: non richiede retroilluminazione ma sfrutta la luce dell’ambiente, permette un contrasto inarrivabile anche per il migliore dei monitor, è leggera ed economica. Quindi si tratta di unire questi meriti con quelli dell’informazione digitale, sviluppando un tipo di carta su cui è possibile eseguire numerose stampe sfruttando il cosiddetto inchiostro elettronico.

    Il principio è molto simile a quello della micro-incapsulazione sfruttato nella carta copiativa: i fogli contengono moltissime microcapsule di inchiostro che vengono rotte dalla pressione della penna in modo da lasciare un segno anche sul foglio sottostante. Nella nuova carta digitale, le micro-capsule sono sostituite da micro-sfere, metà bianche e metà nere, che possono ruotare. Queste microsfere vengono controllate con impulsi elettrici e orientate con la parte nera in alto o in basso in modo da formare lettere e simboli. Una volta letta una pagina, le micro-sfere dell’inchiostro elettronico possono venire riorientate per mostrare un nuovo testo.

    L’idea dell’inchiostro elettronico venne avanzata da Joseph Jacobsen, un ex ricercatore del Massachusetts Institute of Technology (http://www.mit.edu). Sebbene non abbia ancora avuto importanti sbocchi commerciali, la E Ink ha già ottenuto il supporto economico di società del calibro dell’editrice Hearst, Motorola, Interpublic Group. E per il futuro i progetti di E Ink sono ancora più ambiziosi. Entro cinque anni, ha recentemente annunciato Russ Wilcox il vice presidente della società, verrà rilasciato il prototipo di “Radio Paper”, il primo giornale elettronico alimentato da una batteria solare capace di ricevere le notizie via radio e aggiornare automaticamente le proprie pagine.

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