Un modello per tutte le stagioni

Prevedere esattamente quando scoppierà un’epidemia di una particolare infezione, quale sarà la sua portata, quanto durerà l’emergenza e quando ci sarà la maggiore richiesta di ricoveri: il sogno degli epidemiologi potrebbe avverarsi in un futuro non poi così lontano, almeno per quanto riguarda alcune tra le infezioni più comuni.

Si sa che la la ricorrenza di molte malattie è strettamente legata con le condizioni climatiche. Partendo da questo presupposto, Elena Naumova, biostatistica e direttrice della Initiative for the Forecasting and Modeling of Infectious Diseases (InforMid) della Tufts University School of Medicine di Boston,  ha messo a punto un modello matematico che studia la stagionalità delle infezioni al fine di valutare la possibilità dell’innesco di un’epidemia sulla base di parametri ambientali. I ricercatori hanno testato il modello sulla base dei dati raccolti dal Massachusetts Department of Public Health riguardo a sei malattie: la giardiasi e la cryptosporidiosi (due comuni infezioni intestinali, causate da protozoi parassiti, la Giardia e il Cryptosporidium), la salmonellosi e la campylobacteriosi (le più frequenti infezioni intestinali causate da batteri, la Salmonella e il Campylobacter, entrambe molto comuni soprattutto in Europa), la shigellosi, o dissenteria bacillare, (malattia tropicale causata dal battere Shigella), e la forma più lieve e benigna di epatite, la A (provocata dal picornavirus Hav). Utilizzando poi i dati climatici raccolti tra il1992 e il 2001, Naumova e colleghi hanno analizzato i tempi, la durata e la portata di ciascuna di queste infezioni nel Massachusetts, comparando i valori con le temperature medie giornaliere.

Il modello sembra essere in grado di prevedere  quando ci saranno i picchi di una determinata epidemia e il numero delle persone che saranno contagiate. Già studi epidemiologici avevano indagato la stagionalità utilizzando dati climatici mensili o trimestrali. Per il loro modello, invece, utilizzando dati giornalieri, i ricercatori hanno scoperto molte impercettibili variabili negli schemi che potrebbero essere sfuggite alle analisi precedenti. I primi risultati hanno trovato che, tranne l’epatite A, per la quale non stati osservati trend correlati con le temperature, le altre malattie risultano legate ai picchi di caldo. Le epidemie di giardiasi, shigellosi e cryptosporidiosi in particolare, scoppierebbero un mese dopo tali picchi. (t.m.)

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