Un mondo di reti

Perché, qualche settimana fa, la rete elettrica americana è andata in tilt? “Non è stato certo necessario un attacco su ampia scala: è bastato che venisse meno un piccolo elemento della rete perché si producesse un ‘fallimento a cascata’”. A spiegarlo è Lazlo Barabàsi, docente della Notre Dame University negli Stati Uniti, uno fra i massimi esperti internazionali per lo studio delle reti. La comunità dei ricercatori che si occupa di questo ambito di studi – in crescita esponenziale – si è riunito a Roma dal 1 al 5 settembre per la “Conferenza Internazionale sulle Reti e sui Grafi in Fisica Statistica, Finanza, Biologia e Sistemi Sociali” . “La fenomenologia di cui ci occupiamo”, spiega Guido Caldarelli, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica della Materia e organizzatore del meeting, “è molto ampia. Fra le reti tecnologiche, oltre a quella elettrica ci sono Internet e il Web. Ma quella di rete è l’architettura tipica di molti di quei sistemi che la scienza chiama complessi”. Per esempio i sistemi biologici: reti di neuroni, di proteine e “foodwebs”, ovvero reti di interazioni preda-predatore. Oppure i sistemi sociali: la rete delle relazioni sessuali, sulla quale si diffonde l’Aids, la rete delle collaborazioni fra scienziati, e la rete degli interessi comuni fra businessmen del mercato azionario. “Tutti questi sistemi si possono considerare in un certo senso ‘naturali’”, spiegano Alessandro Vespignani e Romualdo Pastor-Satorras, il primo, fisico italiano docente a Parigi, il secondo docente a Barcellona. “Perché sono tutti sistemi che si auto-organizzano, senza un’autorità che detti le regole”. Gli argomenti trattati durante il convegno sono cruciali per la comprensione della natura e di “infrastrutture critiche” per la società e l’economia. Lo hanno ben compreso gli esponenti delle istituzioni e del mondo dell’industria che hanno partecipato come speaker o spettatori. Gli studiosi intervenuti sono riusciti a intravedere dietro la molteplicità di questi sistemi delle caratteristiche comuni, e a sviluppare degli strumenti per quantificarle. Come la proprietà “small-world” (“il mondo è piccolo”), ovvero la distanza brevissima che separa due punti qualsiasi di una rete grande quanto si vuole: sono i famosi “sei gradi di separazione” che dividono due cittadini americani qualsiasi, ai quali si è ispirato anche il celebre film. Oppure l’invarianza di scala, che fa di ogni unità del sistema un individualità unica inserita in una gerarchia complessa ed eterogenea. O “l’alto clustering”, la tendenza cioè a formare “cricche” in cui ognuno è “amico” di ogni altro, particolarmente accentuata nelle reti sociali. Ma la ricerca si sta orientando a studiare proprietà più profonde. “In passato la scienza studiava la natura dividendola in pezzi separati”, spiega Marc Buchanan, giornalista di “Nature” e autore di “Nexus” (http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1051&c=PPMT70KWUKWMG), un libro divulgativo su questo tema appena pubblicato in italiano. “Ora si sta cercando di ricucire i pezzi, e le aree di ricerca più disparate si stanno venendo incontro”. Le prospettive di ricerca che sono emerse dagli interventi del convegno sono le più varie: dallo studio della diffusione di malattie come la Sars o l’Aids nelle reti sociali, a quella di virus nelle reti tecnologiche, alla comprensione della rete proteica interna alla cellula che potrebbe portare all’individuazione di medicinali più potenti, alle applicazioni economiche per l’individuazione della struttura delle relazioni sociali che determinano le scelte dei consumatori.

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