Un polo per la cleantech

Sorgerà in Trentino, dove “innovazione e ricerca” è tra le principali voci della spesa pubblica – oltre 100 milioni di euro nel bilancio della Provincia di Trento per il 2010 – il primo polo tecnologico italiano della green innovation. Scopo: avviare le aziende alle cleantech, cioè alle tecnologie pulite, soprattutto nei settori delle costruzioni e delle energie rinnovabili. Il nuovo “hub” si chiamerà Manifattura Domani, nome mutuato dalla sede che lo ospiterà, ovvero l’ex Manifattura Tabacchi di Rovereto, un imponente edificio di centomila metri quadri costruito nel 1854, icona della storia industriale del Trentino.

È il primo progetto italiano che vede università, imprese private ed enti pubblici (l’idroelettrico è nella mani della Provincia di Trento dal 2007) impegnati per l’innovazione in questo settore emergente. A Rovereto sono già arrivati 110 milioni di euro tra i finanziamenti dell’Unione europea (Fas, Fondo aree sotto-utilizzate) e quelli della Provincia e dell’Università di Trento, da investire nell’edilizia sostenibile e trasformare Manifattura Domani nel catalizzatore del green building in Italia. “Abbiamo già cominciato la selezione di una decina di aziende in linea con la missione di Manifattura”, racconta Gianluca Salvatori, ex assessore provinciale all’innovazione della provincia di Trento e ora presidente del polo. “Le imprese che entreranno a far parte del progetto – ha continuato Salvatori – dovranno cambiare le regole non solo sul fronte della ricerca, ma anche nel metodo di lavoro e nel sistema produttivo”.

Manifattura Domani è infatti uno dei primi progetti ad emissione zero che si realizza in Italia. Non a caso il master plan del centro è stato affidato a architetti di fama mondiale che lavorano da anni sul concetto di sostenibilità:  l’“archistar” giapponese Kengo Kuma, l’italiano Carlo Ratti (docente al Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove dirige il SENSEable City Laboratory) e il cileno Alejandro Gutierrez (è suo il progetto del porto di Helsinki, che non solo non produce anidride carbonica, ma assorbe carbonio).

Il  25 novembre scorso, presso il Mart (Museo di Arte Moderna e Contemporanea) di Rovereto, i tre architetti hanno illustrato la filosofia di lavoro e le metodologie che stanno applicando. La “rilettura” del complesso industriale di Rovereto sarà prima ambientale che architettonica, e darà la priorità all’efficienza nell’uso delle risorse: “Quello che mi sta a cuore non è l’edifico, ma il ciclo di vita e di energia del paesaggio circostante”, ha detto Kuma: “Mi interessa creare un luogo che metta in connessione le attività umane con la storia, la cultura e la  società dell’ambiente in cui si trova, una sorta di concretizzazione del principio buddista secondo cui tutti gli esseri viventi sono interconnessi fra loro e con l’ambiente”. “Non pensiamo semplicemente a rivisitare una fabbrica del Novecento”, ha aggiunto Carlo Ratti: “I materiali utilizzati saranno la pietra e il legno, distintivi del paesaggio trentino, tutti “a chilometro zero” (reperiti sul luogo, ndr.)”.

Il progetto concettuale dovrebbe essere completato per il prossimo febbraio, mentre quello esecutivo sarà realizzato nei prossimi cinque anni.

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