Un registro per le poliartriti

Nasce il primo registro nazionale delle poliartriti, le infiammazioni che colpiscono contemporaneamente tre o più articolazioni. Si tratta di un database in cui verranno inserite le informazioni su circa quattromila pazienti per diciotto mesi almeno, e che offrirà una fotografia epidemiologica di queste patologie nel nostro paese: dai tempi necessari per una diagnosi, all’accesso alle cure in ciascuna regione, all’efficacia dei trattamenti, allo studio degli effetti collaterali dei farmaci e delle comorbidità.

Le poliartriti sono malattie croniche spesso invalidanti, come l’artrite reumatoide, che colpiscono soprattutto le donne (circa il 60 per cento dei casi). Il Registro multicentrico, inaugurato ufficialmente il 22 ottobre a Bari, è stato messo in piedi sulla proposta – e grazie al contributo – dell’Associazione nazionale delle malattie reumatiche (Anmar) e con il supporto del Gisea, il gruppo di studio italiano che comprende venti centri specializzati nella diagnosi precoce di queste patologie, che ha già messo a disposizione i suoi dati.

Raccogliere le storie cliniche di quattromila persone offre tutta una serie di informazioni sulle poliartriti che finora mancavano. Chiunque vorrà eseguire degli studi potrà fare una richiesta per utilizzare i dati, raccolti in forma anonima. “Esiste una variabilità immensa nella risposta alle terapie, il motivo non si conosce ancora. Per questo è necessario poter condurre analisi statistiche sui grandi numeri”, spiega Giovani Lapadula, presidente di Gisea e docente di reumatologia all’Università di Bari. Ma non solo: “Il registro servirà anche ad avere una stima dell’impatto di queste patologie in Italia”, sottolinea Antonella Celano, presidente dell’Anmar, “e a far emergere le carenze del sistema sanitario. Per esempio, l’indice di migrazione tra le regioni. Il tutto per migliorare l’assistenza dei pazienti”.

Le due associazioni si aspettano che le evidenze facciano cadere alcuni dei luoghi comuni che portano l’opinione pubblica a sottovalutare la gravità delle artriti e la loro incidenza (come quello che si tratti di malattie dovute al clima e ai lavori domestici). “Spesso l’artrite reumatoide colpisce fin dai primi anni di vita”, continua Celano, “ma viene diagnosticata con gravi ritardi (vedi Galileo) perché non è conosciuta neanche dai medici di base”. “Intervenire precocemente è invece fondamentale”, conclude Lapadula, “perché l’80 per cento del danno strutturale alle articolazioni dipende dai primi due anni di malattia”. (t.m.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here