Un robot da taschino

    “Fa manovra e parcheggia su un nichel”. Cosi’ il febbraio scorso la compagnia americana Sandia ha annunciato la creazione – nei laboratori di Albuquerque, in New Mexico – del robot più piccolo del mondo. Un nichel è una moneta americana di appena 2 centimetri di diametro. Gli altri numeri della piccola meraviglia: 28 sono i grammi di peso, 4 i centimetri cubici di volume, 3 le pile da orologio da polso che l’alimentano, 2 i motori che lo fanno muovere. Consiste di un processore con 8k di rom, un sensore termico e un detector che gli permette di evitare gli ostacoli. In futuro potrà essere dotato di una mini-telecamera, un microfono e dei sensori chimici, a seconda dei compiti cui sarà chiamato a svolgere.

    “Sarà il robot del futuro”, ha dichiarato soddisfatto il suo creatore Ed Heller. “Potrà eseguire molte cose che i suoi colleghi più grandi non possono svolgere, come per esempio infilarsi dentro a una tubatura, scovare le mine oppure ancora monitorare un ambiente in cerca di gas dannosi.” Addirittura Heller prevede la possibilità di usare un intero “esercito” di minirobot, da manovrare come una specie di “sciame”. “Più piccoli sono i robot, più è cospicuo il numero di cui se ne può disporre e maggiori le possibilità di riuscire nella missione”, ha spiegato il ricercatore.

    La nuova versione di minirobot è un cugino stretto di Marv (Mini Autonomous Robot Vehicle), il primo tentativo nato nel 1996 presso i laboratori della Sandia. Marv era grosso quanto una scatola di fiammiferi, ma, non ancora soddisfatti del risultato, i suoi creatori sono riusciti a ridurre di ben un quarto le sue dimensioni. “Per l’elettronica del robot abbiamo dovuto usare parti singole e non ‘pacchetti’ già disponibili in commercio, in modo da ridurre al massimo lo spazio occupato”, spiega Heller. Queste parti sono poi state assemblate in un multi-chip su un substrato in vetro.

    Il raggiungimento di dimensioni così ridotte è stato possibile grazie a una nuova tecnica chiamata “stereolitografia”, che ha consentito di costruire la struttura esterna del robot strato per strato a partire da un sottile deposito di polimeri. Una sorta di litografia tridimensionale fatta mediante un laser. Ridurre le dimensioni tuttavia comporta anche degli svantaggi: ruote più piccole significa maggiore lentezza nel movimento. Per questo il minirobot è stato dotato di cingoli, proprio come i trattori, che ne aumentano l’agilità e lo rendono in grado di muoversi anche su un tappeto. Ed è proprio sulla velocità, circa mezzo metro al minuto, che si sta ancora lavorando: “Al momento un ragno o una formica possono tranquillamente superarlo”, ha commentato Heller. “In futuro speriamo di poter incrementarne la velocità di almeno cinque volte”.

    Le dimensioni finali del piccolo automa sono anche frutto delle batterie a disposizione: per quanto piccolo, il minirobot deve essere grande abbastanza per poter contenere le pile di cui necessita. “Le pile comportano una grossa limitazione”, ha dichiarato Heller. “In futuro dovranno essere più piccole e durare più a lungo perché la nostra ricerca possa andare avanti e ottenere risultati migliori”.

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