Un sottomarino come archeologo

Si chiama Teti e, come la ninfa marina madre di Achille, si muove tra i fondali del mar Egeo. Si tratta però di un sottomarino usato dagli archeologi greci del Centro nazionale per le Ricerche Marine. Non è la prima volta che una tecnologia viene utilizzata per ricercare reperti sommersi, “ma con il Teti”, racconta Katerina Delaporta, l’archeologa che si occupa di antichità marine presso il Ministero della Cultura greco, “si possono raggiungere senza problemi siti archeologi anche molto profondi, filmare relitti ed effettuare scavi”. Infatti il piccolo e manegevole Teti, può ospitare fino a due persone e raggiungere oltre 600 metri di profondità. Possiede inoltre un braccio per muovere gli oggetti e un sonar da usare in caso di scarsa visibilità. Esistono però degli ostacoli alla sua utilizzazione: per esempio la temperatura a bordo, che può diventare soffocante, ma anche lo scarso numero di modelli, solo due e molto spesso occupati in operazioni in altre zone del pianeta. Sarà difficile quindi conciliare la volontà degli archeologi greci di creare un parco sottomarino nell’Egeo grazie all’aiuto di Teti, con l’irreperibilità di questa macchina. (a. s.)

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