Categorie: Società

Un test della parola

Un bambino di 24 mesi che dice meno di 50 parole può preoccupare, ma si può considerare particolarmente precoce se usa già più di 500 vocaboli. È questo uno dei parametri rilevati da un nuovo strumento in grado di valutare con affidabilità la normale evoluzione del linguaggio del bambino, in quella fase critica per lo sviluppo del vocabolario, compresa tra i 18 ed i 36 mesi di età. Il test individua, grazie ai limiti di normalità, i casi da considerare al di sopra o al di sotto degli standard: bambini a rischio o particolarmente dotati.

Lo ha elaborato Maria Cristina Caselli dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche insieme a Patrizio Pasqualetti del Centro di statistica medica dell’Associazione Fatebenefratelli per Ricerca (Afar), e ad altri centri di ricerca italiani, che lo presenterà nel corso dell’VIII Congresso Afar, a Brescia dal 14 al 16 settembre prossimi. Si tratta, in sostanza, di nuovi e più affidabili limiti di normalità, elaborati sulla base di circa 800 questionari, compilati dai genitori di bambini considerati sani, e riguardanti il numero di parole usate dai figli nelle diverse fasi evolutive, tra i 18 ed i 36 mesi.

Anche i questionari usati sono una novità: non più le oltre 700 domande dello strumento finora più accreditato, ma solo 100. Che fanno di questo nuovo strumento di screening un’assoluta novità in campo europeo e rendono il test breve, veloce e più fruibile; capace di individuare il “sospetto” di un eventuale deficit evolutivo, che dovrà essere poi approfondito con test più dettagliati e verificato nel tempo. (v.s.)

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