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Un test per monitorare le mutazioni che innescano il cancro

Misurare la stabilità genetica per valutare il rischio di insorgenza di un tumore solido, come quello del seno, attraverso un semplice esame del sangue. Il test si chiama Helixafe ed è un brevetto tutto italiano, frutto del lavoro dei ricercatori di uno spin off dell’Università di Tor Vergata di Roma, Bioscience Genomics.

Ogni persona durante la vita accumula mutazioni nel proprio Dna. Alcune sono indette dai fattori ambientali, come il fumo di sigaretta, altre sono mutazioni spontanee che insorgono naturalmente durate la replicazione cellulare. L’organismo mette in atto meccanismi di riparazione del Dna, che però non sempre sono efficaci. Quando il sistema fallisce, può accadere che si accumulino più mutazioni in determinati geni “chiave” e che una cellula “impazzisca”, diventando tumorale. Quanto più è instabile il Dna – e cioè quante più mutazioni ha accumulato – tanto più alto è il rischio che si sviluppi un tumore. Il processo avviene in un tempo molto lungo: dalla prima mutazione alla manifestazione della malattia possono passare da 10 a 30 anni.

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Tiziana Moriconi

Giornalista, a Galileo dal 2007. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Collabora con D la Repubblica online, Salute SenoLe Scienze, Science Magazine (Ed. Pearson), Wired.it.

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