Un voto per tutti

    Un voto che sia uguale per tutti. Con questo scopo le varie giurisdizioni degli Stati Uniti hanno stanziato in totale duecento milioni di dollari per le elezioni presidenziali. Anche il nostro paese farà la sua parte. Grazie ad Automark, un piccolo computer costruito con la collaborazione dell’azienda italiana Eurotech, persone con diversi tipi di disabilità, e quindi esigenze diverse tra loro, potranno infatti esprimere le proprie preferenze con la garanzia che il voto resti segreto.

    Negli Usa sono cinquanta milioni le persone con una qualche forma di disabilità (fisiche o cognitive), trenta milioni quelle con una grave disabilità, circa il dieci per cento della popolazione. Per garantire le stesse possibilità di voto ai cittadini, il governo degli Usa ha approvato nel 2002 l’Help America Vote Act (Hava), una legge federale che, tra le altre misure volte a una maggiore trasparenza nelle elezioni, prevede l’applicazione di determinati principi affinché anche le persone con disabilità non incontrino ostacoli nell’esprimere le proprie idee politiche e possano farlo in segreto. Principi che saranno soddisfatti usando Automark. “Il sistema è stato testato con successo nelle scorse primarie statunitensi”, dice a Galileo Gregorio Nicoloso, amministratore delegato di Eurotech, “e ora verrà utilizzato nelle elezioni del Presidente e del Congresso”. Il suo costo è di circa cinquemila dollari per pezzo.

    Ma in che modo il computer consentirà la scelta tra Barack Obama e John McCain? Automark è grande quanto una valigia (è largo 50 centimetri, lungo 80 e alto 20) e ha varie funzioni che lo rendono adattabile alle diverse esigenze delle persone con disabilità. Anzitutto è dotato di un ampio schermo touchscreen e di un’interfaccia molto semplice: la dimensione dei caratteri, i colori e il contrasto possono essere modificati per venire incontro alle esigenze degli ipovedenti o dei daltonici. Su questo schermo è possibile scegliere la lingua che si preferisce (venendo incontro anche alle minoranze presenti su suolo Usa) e leggere le istruzioni che si devono seguire per esprimere il proprio voto (particolarmente utile per chi ha bisogno di vedere le informazioni in forma scritta).

    La vista, però, non è l’unico senso che può essere utilizzato. I passi da compiere verranno spiegati verbalmente grazie a un paio di cuffie potenziate, con un volume più o meno alto a seconda delle difficoltà uditive della persona che andrà a votare. Anche i ciechi possono interagire con il dispositivo, grazie a un lettore braille integrato. Le persone con serie difficoltà motorie, come per esempio una tetraplegia che non permette di usare gli arti, invece, hanno a disposizione una cannuccia in cui è possibile soffiare o aspirare, garantendo quindi la scelta tra due alternative. Il tavolo su cui è posizionato, inoltre, può essere alzato o abbassato a seconda delle esigenze.

    Grazie ad Automark, quindi, non dovrà essere qualcun altro a registrare il voto di una persona con disabilità, violando la segretezza in cui è avvolta la cabina elettorale, ma sarà la persona stessa. Il dispositivo registrerà il voto elettronicamente, ma fornirà anche, grazie a una stampante integrata, una scheda che potrà essere usata per gli eventuali conteggi di controllo.

    “Si tratta di un approccio rivoluzionario”, spiega Nicoloso, “perché la persona non viene aiutata e la privacy è garantita”. Una delle critiche che solitamente si sollevano quando si parla di voto elettronico riguarda la sicurezza. Quanto è sicuro il computer Automark? “Il problema della manipolazione dei voti è relativo al sistema centrale cui vengono inviati tutti i dati, non alla componente hardware del computer”, risponde Nicoloso, “e in ogni caso stiamo parlando degli Usa, paese in cui l’attenzione alla sicurezza è molto alta”.

    L’esempio degli Stati Uniti potrebbe stimolare altri paesi a rendere più semplice l’espressione politica delle persone diversamente abili. E l’Italia? “Nel nostro paese non sarebbe solo possibile, ma necessario”, commenta Nicoloso, “visto che nei piccoli paesi è quasi impossibile portare a votare le persone con disabilità”.

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