5 giugno 1981: il primo rapporto ufficiale sull’Aids riferiva di cinque casi tutti registrati negli Stati Uniti. Sono passati vent’anni dalle prime diagnosi della malattia e oggi circa 36 milioni di persone nel mondo hanno contratto l’Hiv, secondo le fonti più recenti. “Nessuno poteva immaginare che l’infezione da Hiv sarebbe diventata la malattia più devastante nella storia dell’uomo”, ha raccontato Peter Piot, direttore esecutivo del Join United Nations Programme on Hiv/Aids a Città del Capo (Sudafrica). Ogni anno il virus colpisce 3,8 milioni di persone al mondo e gli orfani dell’Aids superano i 10,4 milioni, il 90 per cento di questi vive in Africa. Ma non solo. “In numerosi paesi l’Aids è una malattia ancora alle prime fasi del suo sviluppo”, aggiunge Piot, sottolineando anche l’importanza di adottare “soluzioni concrete”: continuare la ricerca farmacologica e intervenire a sostegno dei paesi più colpiti. Che non a caso sono anche i più poveri. Tra le tappe essenziali nella lotta all’Aids ci sono, nell’87, l’approvazione da parte della Food and Drug Administration della prima molecola per il trattamento del virus e, nel 1996, la sintesi del primo antiretrovirale. Un altro passo nella lotta alla malattia è stata l’adozione di piani internazionali d’intervento: risale al 1987 il programma speciale anti Aids dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. A questo ne sono seguiti altri. E anche se l’Aids oggi ha assunto dimensioni da pandemia, la lotta al virus dell’Hiv ha conseguito qualche risultato positivo anche nei paesi in via di sviluppo, riuscendo a contenere il contagio e la trasmissione madre-figlio. Ma l’accesso ai farmaci, la presenza di strutture sanitarie inadeguate, gli interessi economci locali e internazionali e l’assenza di campagne di sensibilizzazione per molti paesi costituiscono ancora ostacoli insuperabili. (p.c.)
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