Una diagnosi per il trapianto

Davanti alla certezza di essere in attesa di un feto malato, una coppia di portatori sani di Talassemia beta, ha la possibilità di sapere se, dopo la nascita, il figlio potrà guarire con un trapianto di midollo osseo ricevuto da un fratello sano e decidere, di conseguenza, se portare a termine la gravidanza. Non solo, se il feto non è affetto dalla malattia, ma la coppia ha già un figlio malato, la compatibilità apre la possibilità a un trapianto di cellule staminali, ricavate dal sangue del cordone ombelicale, per la cura del figlio maggiore. È questa la via individuata, utilizzando test diagnostici, dall’équipe del Dipartimento di scienze biomediche e biotecnologie dell’Università di Cagliari che ora descrive la sua esperienza su The Lancet. In otto anni di lavoro sono state coinvolte 49 coppie a rischio di trasmettere anemia mediterranea, di queste nove avevano concepito feti erano destinati a sviluppare la malattia, e, tra questi, tre sono risultati compatibili con un fratello sano per il trapianto di midollo osseo: due sono completamente guariti dopo il trapianto, mentre uno e’ andato incontro a rigetto dopo sei mesi dall’intervento. Dei 40 feti sani, otto sono risultati compatibili con i fratelli malati, dei quali sei hanno subito un trapianto con successo, mentre altri due sono in attesa dell’intervento. “Diamo così un’alternativa all’interruzione di gravidanza”, spiega Francesca Argiolu, fra gli autori dello studio. “In più la nostra esperienza è applicabile a qualsiasi malattia genetica che si possa diagnosticare in utero e per cui esiste la possibilità di guarigione con trapianto di midollo osseo”. (g.b.)

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