“Sono in Messico da tre giorni e sento dire che la situazione politica del paese è in fermento già da un po’. Le persone qui sono gentili e il paese è meraviglioso, anche se le infrastrutture sono completamente distrutte. La giungla si è ripresa centinaia di chilometri di strade e intere città. Tutte le costruzioni più vecchie sono cumuli di rovine. Ho visitato una città che un tempo era piena di vita, attività e mercanzie. Oggi è solo un luogo per turisti. Queste sono le conseguenze dei rapidi cambiamenti di potere, come quello avvenuto qui in Messico, quasi 500 anni fa”.
Così scrive, il 15 febbraio 2001, Markus Drake delle Tute Bianche Finlandesi, il movimento internazionale per i diritti civili, mentre si sta dirigendo verso Oaxaca per partecipare allo Zapatour. Qui il 27 febbraio ha avuto inizio la Marcia per la dignità degli Indios che si concluderà il 12 marzo a Città del Messico con l’incontro con la Commissione per la Concordia e la Pace del governo. La marcia zapatista, da subito ribattezzata Carovana della Dignidad, è composta dalla Comandancia General del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno (EZLN), guidata dal comandante Marcos, dal Congresso Nazionale Indigeno, dal Centro Informazione Zapatista e dal Comitato Nazionale per i diritti umani. Il suo cammino attraverso diversi stati messicani è scortato dalla Polizia Federale Preventiva che, insieme alle numerose organizzazioni internazionali e ai cittadini arrivati in Messico da tutto il mondo, formano una sorta di scudo umano intorno alla Comandancia. Alla quale sono pervenute minacce di morte in caso di sconfinamento dal territorio del Chiapas. In particolare da alcuni stati come Veracruz e Puebla, che sin dall’inizio si sono pronunciati contrari e ostili al suo passaggio.
La Marcia della Dignidad rappresenta il primo segnale per la possibile fine del conflitto iniziato nel 1994, quando nel giorno del New Year’s Day, il comandante Marcos diede inizio all’insurrezione armata in difesa del sud del Chiapas impoverito dal governo messicano. E in difesa soprattutto dei diritti degli Indios violati sistematicamente dalle autorità ufficiali. Il contrasto tra gli zapatisti e il governo centrale ha subito una svolta lo scorso luglio. Quando è stato eletto presidente Vincent Fox del partito conservatore National Action Party, che ha posto la pacificazione del Chiapas tra i punti principali del suo programma elettorale. Si è aperto così uno spiraglio per la pacificazione del Messico. O meglio per la fine delle aggressioni sistematiche contro gli zapatisti e le popolazioni locali. Dal primo dicembre, come promesso, Fox ha sottoposto all’attenzione del senato un documento sui diritti degli Indios, ha liberato i prigionieri zapatisti e ritirato le sue truppe dalle zone calde del conflitto. Soddisfacendo tutti i punti stabiliti dai ribelli per riaprire il negoziato di pace, bloccato sin dal 1996. Adesso bisognerà attendere l’incontro del 12 marzo, quando nonostante le difficoltà e le tensioni striscianti, le due parti discuteranno le condizioni della pace. Punti imprescindibili, a detta di Marcos, sono il riconoscimento da parte del governo messicano dei diritti degli Indios e la restituzione della dignità e della libertà a tutte le comunità indigene delle più di 57 etnie esistenti in Chiapas. Chiunque volesse avere aggiornamenti in diretta sul cammino della Carovana della Dignidad può visitare i siti: