Una patata contro l’epatite B

Patate geneticamente modificate in grado di migliorare l’immunità all’epatite B hanno dato risultati positivi nei primi test che hanno coinvolto gli esseri umani. È quanto afferma un gruppo di ricercatori dell’Arizona State University di Tempe negli Stati Uniti sui Proceedings of the National Academy of Sciences. Il vaccino a base di patate ha aumentato le capacità immunitarie dei volontari sottoposti ai test già precedentemente immunizzati in modo convenzionale. Ma il risultato rischia di rivelarsi tardivo. La ricerca farmaceutica, infatti, sta sempre più abbandonando l’idea di inserire vaccini in cibi di base come banane, patate o pomodori. Questo approccio era finora seguito con lo scopo di permettere la produzione di vaccini anche in territori poveri dove è troppo costosa la fase di conservazione termica o di somministrazione. Così, però, i cibi “vaccinanti” sono finiti nella normale filiera alimentare e quindi anche nei piatti di chi non ne aveva bisogno. Gli stessi ricercatori statunitensi hanno perciò studiato anche le possibilità offerte da una foglia della famiglia del tabacco, mai usata come ingrediente culinario. A partire da questa si ricaveranno capsule resistenti alla temperatura, adatte ai climi torridi dove le tecniche di refrigerazione per conservare i vaccini sono difficili da realizzare. (m.cap.)

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