Una piattaforma per la chimica

La chimica europea deve cambiare rotta per uscire da un’impasse che dura da dieci anni. Le nuove coordinate dello sviluppo sono le biotecnologie, le nanotecnologie e un nuovo “design” delle reazioni chimiche. È questa la ricetta proposta dalla “Piattaforma europea per una chimica sostenibile”, lanciata dalla Commissione Europea il 6 di luglio scorso. Il progetto riunisce intorno a un tavolo EuropaBio e Cefic, le più importanti associazioni dell’industria chimica e biotecnologica europea, con l’obiettivo di trovare una rinnovata competitività. Con il controllo del 28 per cento del mercato globale, l’Europa è leader del settore. Tuttavia, solo dieci anni fa, la percentuale valeva quattro punti in più. Principale accusato del calo, l’insieme di regolamenti sull’ambiente e la salute in virtù del quale “l’industria è sottoposta a una grande pressione”, secondo il testo di presentazione della piattaforma. E’ necessario, allora, “identificare ed eliminare le barriere e affrontare i vincoli imposti all’innovazione chimica, che includono lo sviluppo di capacità, il trasferimento tecnologico, la regolamentazione e l’accettazione sociale”. L’industria chimica è un settore cruciale. Dai farmaci all’agricoltura, fino all’abbigliamento e la cosmesi, i suoi prodotti sono presenti in ogni aspetto della vita quotidiana. Inoltre, in Europa, questo settore rappresenta un giro d’affari di 42 miliardi di euro (2002), con 25.000 imprese che impiegano 1,7 milioni di persone. Ma non mancano i lati oscuri: il documento elaborato dalla piattaforma elenca i grandi incidenti (per esempio Seveso o Tolosa), l’individuazione di tracce di composti potenzialmente pericolosi nei tessuti attraverso il biomonitoraggio, e l’evidenza di effetti distruttivi sul sistema endocrino legati a determinate sostanze chimiche. Per superare questi problemi, allora, è necessario guardare più lontano. “La ricerca è la risorsa primaria d’innovazione in una industria basata sulla conoscenza come quella chimica”, ha dichiarato il commissario europeo alla ricerca Philippe Busquin,”la sfida è migliorare la trasformazione le idee di laboratorio in nuovi prodotti sostenibili”. Sostenibilità: a questo criterio promettono di attenersi i partecipanti alla piattaforma. È fiducioso, su questo punto, Luciano Caglioti, ordinario di chimica organica presso l’Università “La Sapienza” di Roma: “Alla chimica vengono attribuiti i costi ambientali del progresso, mentre essa è uno dei pochi strumenti che abbiamo per affrontare le grandi problematiche della società. Il cibo, la salute, i trasporti parlano un linguaggio chimico, e all’interno della cultura chimica è ben presente l’esigenza di un corretto rapporto rischi-benefici”. In linea con quest’idea, la Piattaforma ha proposto tre linee di sviluppo principali. La prima è quella della cosiddetta biotecnologia “bianca”, ovvero quella industriale. La tecnica, utilizzata per produrre gli enzimi dei detersivi ma anche vari vaccini e medicine, ha recentemente moltiplicato i suoi prodotti. “La chimica della vita è in piena espansione”, commenta Caglioti “e il suo approfondimento potrà in tempi non troppo lunghi portare a gestire gli aspetti di prevenzione e cura in modo ‘vicino’ ai modelli biologici. Le medicine di nuova concezione saranno certamente più efficaci e la biologia porterà a produrre in modo meno ostile all’ambiente”. Nella stessa linea, le nanotecnologie, permetteranno di progettare al computer molecole “su misura” e minimizzare, così, l’impatto ambientale. Infine, la catalisi, ovvero lo studio della velocità e dell’efficienza delle reazioni chimiche, permetterà di ridurre il consumo di energia e materiali, e conseguentemente le emissioni. Fin qui, le promesse della piattaforma. Per vedere come e quando si realizzeranno, bisognerà aspettare il VII programma quadro dell’unione europea, che verrà varato nel 2006, e sul quale il progetto, secondo gli auspici dei suoi fautori, dovrebbe esercitare la sua influenza.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here