Una proteina contro le metastasi

Una delle caratteristiche più letali del cancro sono le metastasi: cellule che si staccano dal sito originario della neoplasia e invadono l’organismo, provocando la comparsa di nuove masse tumorali. Oggi l’unica possibilità per i medici è di cercare di rallentarne la diffusione attraverso la chemioterapia, un tipo di trattamento che presenta però pesanti effetti collaterali, e che purtroppo non risulta particolarmente efficace in caso di tumori in stato ormai avanzato. Per superare queste difficoltà, un team di ricercatori di Stanford ha ideato un nuovo tipo di terapia: una proteina bioingegnerizzata che non distrugge le cellule del tumore, ma blocca i meccanismi molecolari che danno il via alla diffusione delle metastasi. I primi risultati, pubblicati su Nature Chemical Biology, sembrerebbero dimostrare che negli animali il trattamento risulta efficace su due dei più comuni tumori femminili: quello al seno e quello dell’ovaio.

Il punto di partenza per la nuova ricerca è stata la scoperta di due proteine coinvolte nella diffusione delle metastasi: Axl, una molecola che si trova sulla superficie delle cellule tumorali, e Gas6, proteina che legandosi con la prima trasmette il segnale che induce la formazione delle metastasi. L’idea dei ricercatori di Stanford è stata quella di sviluppare una terza proteina che funziona come un’esca, legandosi con Gas6 e neutralizzandola prima che raggiunga il tumore.

Per realizzarla, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica chiamata “direct evolution”, che consiste nell’accelerare in laboratorio i processi che portano all’evoluzione delle proteine. Per prima cosa, hanno creato oltre 10.000 di sequenze di Dna che codificavano per altrettante proteine, ognuna delle quali presentava delle piccolissime varianti morfologiche che le differenziavano da Axl. Passando in rassegna tutte le molecole così ottenute, i ricercatori sono riusciti ad identificarne una in grado di legarsi con estrema specificità a Gas6, e di rimanere attiva per un lungo periodo nel flusso sanguigno. Trovata la loro “esca molecolare”, ai ricercatori non restava dunque che sperimentarla.

Per farlo, hanno utilizzato dei topi colpiti da due tipi di tumori femminili estremamente comuni: quello del seno e quello dell’ovaio. Sottoposti alla terapia, gli animali hanno sviluppato il 78% di noduli metastatici (la fase iniziale di una metastasi) in meno nel caso del tumore al seno, e una diminuzione del 90% nel caso del tumore all’ovaio. Un successo importante dunque, anche se la ricerca è ancora nelle sue fasi iniziali. Lo sviluppo della nuova terapia infatti è ancora nella fase pre-clinica, e serviranno quindi anni prima che possa essere ritenuta sufficientemente efficace e sicura da essere sperimentato sugli esseri umani.

L’importanza dello studio di Stanford ad ogni modo non va sottovalutata, perché dimostra l’efficacia, almeno in linea di principio, di un approccio terapeutico completamente nuovo. “Si tratta di una terapia che nei nostri studi pre-clinici si è dimostrata non tossica ed estremamente efficace”, spiega Amato Giaccia, direttore del Radiation Biology Program dello Stanford Cancer Center. “Potrebbe realmente aprire la strada ad un approccio completamente nuovo per le terapie contro il cancro”.

Via Wired.it

Credits immagine: Debstar

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here