Una sforbiciata ai telomeri

Tagliare i viveri al cancro, impedirgli di progredire colpendo le cellule staminali presenti nel tessuto tumorale, responsabili numero uno del suo avanzamento. È solo una delle possibili applicazioni della scoperta presentata da Maria Blasco, del Centro Nacional de Investigaciones Oncológicas di Madrid (Spagna) durante il 2° Convegno internazionale IFOM-IEO sui tumori, tenutosi a Milano dal 5 all’8 maggio scorsi. “Ciò che più colpisce di questo studio è la messa a punto di una tecnica con cui è possibile individuare le cellule staminali all’interno di un tessuto”, spiega Fabrizio D’Adda di Fagagna, ricercatore all’IFOM e uno degli organizzatori del meeting, a cui hanno partecipato ricercatori di 14 nazioni diverse. “Le cellule ‘madri’ non sono infatti immediatamente riconoscibili. Non sappiamo purtroppo che faccia abbiano”. Si capisce allora l’importanza della scoperta ogni volta che è possibile individuarle in un tessuto, come il muscolo cardiaco o il cervello. Ora però Blasco ha trovato un modo per scovarle: controllare i telomeri delle cellule, le ‘code’ che a ogni replicazioni si accorciano un po’, e selezionare solo quelle con i telomeri più lunghi. “Se non tutte almeno una buona parte di quelle saranno staminali”, spiega ancora il ricercatore italiano. Si tratta infatti delle uniche cellule dell’organismo in grado di produrre l’enzima telomerasi, la sostanza che permette la ricrescita della code, visto che da esse è possibile rigenerare tessuti e organi nel corso della vita. Ecco quindi cosa rende differenti le staminali dalle altre cellule, ed è una differenza che si vede. “Con la tecnica spagnola sarà quindi possibile capire se in un tessuto ci sono o meno cellule madri”, commenta D’Adda di Fagagna.I ricercatori guidati da Blasco hanno iniziato dall’epidermide. “Abbiamo osservato cosa accade alle cellule staminali della pelle”, ha spiegato la ricercatrice. “E abbiamo visto che, nei topi geneticamente privati dell’enzima telomerasi, le cellule staminali perdevano la loro funzionalità e non riuscivano più a rigenerare il tessuto epiteliale danneggiato. Complessivamente, questi topi senza telomerasi invecchiavano più rapidamente degli altri. Però c’era un effetto collaterale molto interessante: gli stessi animali mostravano una spiccata resistenza al cancro”. Esperimenti successivi sulla struttura dei telomeri hanno mostrato cosa succede quando si altera il meccanismo di accorciamento delle code del Dna: se l’accorciamento è accelerato si ottiene invecchiamento precoce e resistenza al cancro, se se l’accorciamento è ridotto allora l’invecchiamento è inibito e c’è una maggiore insorgenza di cancro.I risultati ottenuti hanno confermato ciò che tempo alcuni scienziati avevano ipotizzato: che i telomeri abbiano una doppia funzione. Da una parte sono correlati all’invecchiamento generale dell’organismo (quando tante cellule di un tessuto non si replicano più, il tessuto stesso è incapace di rigenerarsi e diventa “vecchio”), dall’altra all’insorgenza dei tumori (le cellule di un tumore si replicano molto di più delle cellule normali, quindi hanno bisogno di qualcosa che contrasti l’accorciamento naturale dei telomeri). Come mai, allora, negli organismi anziani è più probabile che si sviluppi il cancro? “Con il passare degli anni c’è una proliferazione di fattori che accelerano l’accumulo di errori nel Dna, questo processo, nonostante i telomeri più corti, porta a una produzione superiore delle cellule tumorali”, spiega D’Adda da Fagagna. I risultati spagnoli possono portare allo sviluppo di nuovi strumenti terapeutici. “In questo momento sono in corso studi preclinici mirati alla messa a punto di farmaci in grado di amplificare l’azione della telomerasi e quindi di rigenerare meglio i telomeri”, detto Blasco. “Questi farmaci, che avrebbero un effetto anti-invecchiamento, potrebbero tipicamente essere impiegati in malattie come l’AIDS dove i tessuti invecchiano rapidamente. Nel caso dei tumori è necessario agire esattamente all’opposto: i farmaci, questa volta arrivati alla fase di trial clinici, devono inibire l’azione della telomerasi e accorciare i telomeri”. Alla luce della nuova scoperta, una terapia di questo genere potrebbe forse colpire direttamente le famigerate staminali del cancro, che oggi si ritiene siano il vero colpevole della progressione tumorale.

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