Una sindrome da G8

E’ vietato contro i soldati, ma si può usare contro i civili. Si tratta dell’orto-clorobenizidilene malonitrile – o Cs dal nome dei chimici Carson e Stoughton che lo sintetizzarono nel 1928 – bandito dal Protocollo di Ginevra del ‘25, e inserito tra gli strumenti per il controllo delle masse in base a una convenzione del 1993 sottoscritta da 174 Paesi. Solo in occasione del vertice G8 di Genova, durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, in due giorni sono stati sparati 6200 lacrimogeni arricchiti con Cs. A distanza di quasi un anno da quegli avvenimenti, si profila un’ipotesi sconcertante: questa sostanza sarebbe la principale indiziata di quella che è stata battezzata la ‘Sindrome di Genova’. Ovvero un’insieme di effetti collaterali dovuti alla sovraesposizione al Cs su cui è necessario fare chiarezza. Oltre infatti ai disturbi immediati – bruciore agli occhi, dermatiti, eritemi, senso di soffocamento, difficoltà respiratorie – si sa poco delle conseguenze a lungo termine sulle persone provocate dal Cs. “Fino a oggi non sono stati condotti studi in vivo, ma quelli in vitro mostrano che il Cs ha effetti mutageni, ovvero modifica il corredo genetico delle cellule, e genotossici”, spiega Edoardo Magnone del Dipartimento di chimica dell’Università di Genova. L’unico dato ufficiale viene da uno studio condotto su 95 detenuti, che erano stati a contatto con una massiccia dose di lacrimogeni utilizzata dalle forze dell’ordine per sedare una rivolta nelle carceri di Hong Kong. Ancora da chiarire invece il quadro sulle conseguenze sanitarie degli scontri di Genova: “C’è un muro di gomma sia tra i manifestanti che tra gli esponenti delle forze dell’ordine: è difficile raccogliere testimonianze sui disturbi provocati dai lacrimogeni”, continua Magnone. Anche i dati epidemiologici e i feriti stimati dagli ospedali genovesi sono parziali: molte persone hanno scelto di non rivolgersi alle strutture sanitarie per il pronto soccorso. E c’è di più: “Né i genovesi, né il personale medico impiegato nel soccorso dei feriti era stato avvertito dell’uso del Cs”, spiega Magnone. Che aggiunge: “Esistono studi che mostrano, per esempio, che una persona che ha respirato il Cs e che ha perso i sensi non può essere intubata”. Anche i genovesi avevano il diritto di sapere: il Cs è una polvere bianca sottilissima che non può essere spazzata via, i siti contaminati devono essere puliti con molta cautela. Sulla gravità degli effetti del Cs pesa poi la durata dell’esposizione e la sua concentrazione nell’aria: per gli animali sono stati devastanti. “Ci sono le testimonianze depositate dei gestori di negozi di animali che nei giorni degli scontri hanno trovato morti alcuni pappagalli, canarini e criceti. Intossicazione e asfissia, le cause”, aggiunge il chimico ligure. Come se non bastasse: “Sempre nel luglio scorso gli stessi lacrimogeni utilizzati in una manifestazione a Quito, in Ecuador, hanno ucciso due neonati nelle incubatrici di un ospedale. Questo ha fatto sì che venisse evacuato l’intero edificio”.Le indagini del Genoa Legal Forum adesso vogliono circoscrivere la ‘Sindrome di Genova’. Sono necessari però degli studi accurati sui lacrimogeni. “Non è semplice ottenere i finanziamenti per questo tipo di ricerche, la cui competenza è comunque del Ministero della Difesa. Per il momento abbiamo inviato i candelotti rinvenuti per le strade di Genova all’Università della Calabria perché vengano analizzati con la spettometria di massa”, continua Magnone. D’altra parte anche le indagini di laboratorio pongono diversi problemi: da una parte bisogna accertare qual è il contenuto dei candelotti generalmente arricchiti con Cs, zucchero e altre sostanze. Dall’altra è necessario analizzare i candelotti inesplosi. “Lo abbiamo già richiesto alla procura di Genova”, precisa Magnone, “in modo che venga accertata la stabilità termica”. I dati di uno studio della multinazionale Sigma – Aldrich che produce il Cs puro, infatti, hanno evidenziato che ad alte temperature sprigiona 20 composti differenti. Soltanto del 40 per cento di questi però si conoscono gli effetti tossicologici. “Oggi non sappiamo nemmeno quale temperatura raggiunge un candelotto – che è una miscela di più sostanze – quando esplode e neppure gli effetti tossici di tutte le sostanze che sprigiona”. Anche gli effetti a lungo termine del Cs destano preoccupazione. “Devono essere indagati perché oltre alle manifestazioni, esistono rischi concreti per chi è esposto a questo gas. Compresi gli agenti delle forze dell’ordine negli stadi”, dice Magnone. La settimana scorsa il Genoa Legal Forum ha presentato un questionario (che si può scaricare sul sito di Carta, indirizzato a chi era a Genova ed è stato esposto con o senza protezioni ai lacrimogeni. Il questionario è stato preparato da Gianpiero Ruani del Cnr di Bologna e Laura Corradi, sociologa della salute e dell’ambiente che insegna all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e che in seguito al contatto con i lacrimogeni ha sviluppato un’asma cronica. L’indagine si propone di colmare le lacune che esistono sugli effetti del Cs. “Le vittime di Genova sono state 600 tra i manifestanti e circa 100 tra le forze dell’ordine, 200 celerini poi sono stati colti da malore”, spiega Corradi, “vogliamo chiarimenti sulle conseguenze di questa sostanza nel breve, medio e lungo termine”. E’ necessario far emergere quali sono i danni alla salute subiti e monitorare gli effetti nel tempo sulle persone, ma anche “tutelare la salute pubblica e, magari, fare in modo che venga bandito l’uso del gas Cs durante le manifestazioni”.

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