Università fai-da te? No, grazie

Non bastava il disegno di legge sullo stato giuridico della docenza a mettere in subbuglio il mondo accademico. Dal 25 marzo, a turbare i sonni dei Rettori c’è anche la libera Università Europea degli studi “Franco Ranieri” di Villa San Giovanni, provincia di Reggio Calabria. Che proprio il mese scorso, a due anni dalla richiesta, ha ricevuto il riconoscimento definitivo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur). La decisione ha sollevato un vespaio di polemiche: secondo la Conferenza dei Rettori (Crui) si tratta di un fatto gravissimo, visto che all’Università Ranieri non ci sono docenti, non si fa attività di ricerca, non ci sono corsi, insomma – dicono i Magnifici – manca l’adeguata autorevolezza scientifica. Così, quando il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in visita in Calabria, ha elogiato pubblicamente la nuova creatura, il Rettore dell’ateneo di Reggio Calabria Alessandro Bianchi si è dimesso dalla Conferenza dei Rettori per protesta.La storia, ancora tutta da scrivere, inizia due anni fa, quando Franco Ranieri, “professionista con quattro lauree, professore e avvocato”, come si definisce, decide di fondare un’università e di intitolarla a se stesso. Tre le facoltà previste: Giurisprudenza, Economia, Medicina e Chirurgia. Cinque i corsi di laurea, tra i quali quello in Odontoiatria e protesi dentaria. Il tutto in una moderna palazzina a più piani, “rifinita nei minimi particolari, con infissi a specchio, porte in noce, graniti e porcellane”, come si legge nelle dichiarazioni di Ranieri. Poco importa che la nascente struttura si trovi ad appena due chilometri da Messina e a dodici da Reggio Calabria, entrambe sedi universitarie, e che quindi non sia geograficamente indispensabile, come richiederebbe la legge. Da allora parte l’iter per ottenere il suggello del Ministero. Il via libera viene dato dal Comitato nazionale di valutazione del servizio universitario (Cnvsu) nel dicembre 2004, dopo i pareri negativi del Comitato regionale universitario di coordinamento nel marzo scorso e dello stesso Cnvsu nel luglio 2004. E dopo l’oscuramento del sito dell’università da parte dell’Antitrust per ben due volte con l’accusa di pubblicità ingannevole: garantiva infatti la legalità della struttura e la validità delle lauree ancor prima del riconoscimento ufficiale. Poi il 25 marzo, nonostante una mozione della Crui, il governo riconosce la Ranieri come Università a tutti gli effetti.A chi gli chiede conto del vespaio scatenato dalla “università fai da te”, com’è stata velenosamente ribattezzata da qualcuno, Franco Ranieri risponde sostenendo a spada tratta l’utilità sociale del suo ateneo. “Le dimissioni di Bianchi sono un fatto politico, il rettore era alla fine del mandato (il mandato scade nel 2007, NdR) e ha colto l’occasione per farsi pubblicità in vista di una sua eventuale entrata in politica”, spiega. “Il nostro è un tentativo di ridurre l’esodo dei giovani del Sud verso il Nord. Ora formerò un comitato di 15 docenti provenienti da diverse università che programmeranno i bandi di concorso per le varie discipline, il sito sarà aggiornato con la programmazione e partiranno le iscrizioni”. E i soldi da dove vengono? Non dai finanziamenti pubblici previsti per le università private, ma dalle rette pagate dagli studenti. E forse, in futuro, anche dalla Società per il Ponte sullo Stretto: “Questa società intende creare un comitato composto dai loro tecnici e, se sarà stipulata la convenzione, dai docenti di economia del nostro ateneo. Nella fase di ricerca potrebbero essere impiegati anche giovani laureati, creando così occupazione”, conclude Ranieri. I più scontenti dell’iniziativa di Villa San Giovanni sono i medici odontoiatri, che già oggi si contendono un mercato saturo di professionisti. Giuseppe Renzo, presidente della Commissione Nazionale Odontoiatri, ritiene del tutto inutile l’attivazione dell’ennesimo corso in Italia, per di più privo delle strutture adeguate a formare i futuri professionisti. “Il numero degli odontoiatri in Italia è sbilanciato rispetto alle esigenze: 1 su 986 abitanti a fronte di un numero ritenuto ottimale dall’Oms che è di 1 su 2000 abitanti. Ci sono più di 30 corsi di laurea in odontoiatria contro i quattro degli altri paesi con la stessa densità abitativa”, spiega Renzo. Che aggiunge: “Ancor prima del riconoscimento ufficiale, l’Università esercitava illegittimamente, anche se non sono mai stati precisati i nomi dei docenti, il numero degli iscritti, la quota da pagare, la programmazione. Bisogna aspettare che ci siano dei laureati perché il Ministero richieda queste informazioni?”.

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