Università senza fili

    Un’indagine sulla diffusione del wireless (connessione senza fili ad Internet) nelle università italiane evidenzia un ampio uso di questa tecnologia da parte degli atenei. Lo studio, curato dal Centro studi della Fondazione Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) nell’ambito di una convenzione siglata con il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie della presidenza del Consiglio dei ministri, ha coinvolto oltre l’80 per cento degli atenei italiani e ha preso in considerazione il livello di diffusione delle reti wireless, i relativi servizi erogati, le criticità e le prospettive di sviluppo.

    Un primo dato significativo è rappresentato dal fatto che solamente il 3 per cento del campione analizzato non presenta alcuna rete wireless (percentuale che si azzera nel Nord del paese). Rispetto alle varie sedi universitarie, il 20 per cento degli atenei offre la copertura totale e il 52 per cento una copertura almeno in metà degli edifici, con un picco del 67 per cento nel Nord-Ovest d’Italia. In generale, infatti, emerge che le università di quest’area forniscono la maggiore disponibilità di accessi wireless alla rete, mentre le università del Mezzogiorno presentano la minore diffusione di questi servizi.

    La connessione senza fili si rileva soprattutto nei luoghi frequentati dagli studenti (aule e biblioteche), con circa il 70 per cento di copertura, piuttosto che in quelle destinate ai docenti (sale riunioni, laboratori, dipartimenti), che presentano dal 40 al 50 per cento in media di copertura wireless. Questo perché i servizi agli studenti sembrano essere la ragione principale dell’aggiornamento tecnologico: il wireless viene utilizzato per compiti interattivi quali l’e-learning (nel 46% dei casi) e per l’interazione con i docenti (52%), ma soprattutto per i servizi ‘unidirezionali’ come la ricerca di materiale di supporto alla didattica e di informazioni di tipo amministrativo (entrambi nel 95% dei casi).

    Sul fronte dei problemi legati all’adozione del wireless, i più avvertiti dalle università sono quelli di poter garantire la sicurezza della rete  (70% degli atenei) e dell’adeguata qualità della connessione (60%). (m.f.)

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