Morto il paziente che aveva ricevuto il cuore di maiale geneticamente modificato

trapianto
(Foto: Mehmet Turgut Kirkgoz on Unsplash)

David Bennett, la prima persona a ricevere un cuore di maiale geneticamente modificato, è morto l’8 marzo scorso, a due mesi esatti dal trapianto d’organo. Lo riferisce la University of Maryland school of medicine, a Baltimora (Stati Uniti), struttura che aveva eseguito la pionieristica operazione chirurgica. 

L’uomo aveva una malattia cardiaca terminale e non era stato ritenuto idoneo per un trapianto di cuore convenzionale. Nonostante l’intervento avesse avuto esito positivo e nessun segno di rigetto, le condizioni di Bennett, a distanza di due mesi, hanno iniziato a peggiorare repentinamente, anche se l’ospedale non ha riportato una precisa causa di morte. Nonostante ciò la scelta del paziente di sottoporsi all’intervento e la sua convalescenza, seppur relativamente breve, hanno offerto nuove conoscenze a futuro beneficio delle persone che necessitano di un trapianto d’organo, la cui domanda è costantemente superiore all’offerta.


Il primo trapianto nell’uomo di un cuore di maiale


Il primo xenotrapianto geneticamente modificato

David Bennett, di 57 anni e con una malattia cardiaca terminale, è arrivato per la prima volta nella struttura universitaria di Baltimora nell’ottobre 2021, dove era stato costretto a letto e sottoposto a circolazione extracorporea per rimanere in vita. A causa delle sue condizioni cliniche estremamente complesse, né l’ospedale in cui era ricoverato né altre strutture sanitarie lo avevano ritenuto idoneo per un trapianto di cuore convenzionale. 

Così il 31 dicembre 2021 la Food and drug administration (Fda), l’agenzia regolatoria statunitense, ha concesso l’autorizzazione di emergenza a uso compassionevole per un intervento chirurgico di xenotrapianto, ovvero un trapianto di un organo derivante da un animale, in questo caso un cuore di maiale, modificato geneticamente in modo da ridurre al minimo i pericolosi meccanismi di rigetto (che rappresentano la principale causa di insuccesso degli interventi di questo tipo). Si trattava della prima volta che veniva sperimentato un trapianto simile (qui vi avevamo parlato del primo xenotrapianto di rene da maiale geneticamente modificato, eseguito però su una persona tenuta in vita artificialmente).

Gli studi sugli xenotrapianti

In realtà gli xenotrapianti sono studiati da molto tempo, in quanto amplierebbero in maniera significativa il numero di organi disponibili per le persone che necessitano di un trapianto d’organo, che sono in costante aumento. Eppure essi comportano numerosi rischi legati soprattutto alla risposta immunitaria del ricevente, che si manifesta con i fenomeni di rigetto. Grazie ai progressi compiuti dalla scienza in ambito biotecnologico, negli ultimi anni la ricerca sugli xenotrapianti sta vivendo un rinnovato interesse, dal momento che, grazie alle modificazioni genetiche eseguite sugli animali, sarebbe possibile ridurre al minimo la risposta immunitaria del ricevente e i fenomeni di rigetto, aumentando le speranze di vita dei pazienti trapiantati. 

Il cuore di maiale scelto per l’operazione di Bennett, era stato prodotto dall’azienda di medicina rigenerativa statunitense Revivicor, che aveva impiegato maiali con dieci diverse modifiche genetiche. In particolare, erano stati eliminati tre geni responsabili del rigetto mediato da anticorpi umani nei confronti dei tessuti suini, un gene per prevenire la crescita eccessiva del tessuto del nuovo cuore trapiantato e inseriti sei geni umani capaci di far “accettare” il nuovo organo da parte del sistema immunitario del ricevente.L’ultima speranza

Per Bennett, quindi, lo xenotrapianto rappresentava l’ultima speranza per la sopravvivenza. Prima di acconsentire a ricevere il trapianto, l’uomo era pienamente informato dei rischi della procedura, la prima in assoluto di questo tipo, con rischi e benefici sconosciuti. “O morire o fare questo trapianto. So che è un salto nel vuoto, ma è la mia unica scelta”, aveva dichiarato Bennett il giorno prima dell’intervento chirurgico, che alla fine si era rivelato un successo

Via: Wired.it

Credits immagine: Mehmet Turgut Kirkgoz on Unsplash