Salute

Vaccini anti-Covid-19 e malattie cardiache: smentita la correlazione

vaccini contro Covid-19 sono sicuri, anche per il nostro cuore. A dimostrarlo nero su bianco è un nuovo studio, il primo del suo genere, svolto dai ricercatori dell’Università di Bologna, in collaborazione all’Università di Ferrara e alla Asl di Pescara, secondo cui i vaccini non hanno provocato un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiache ed eventi avversi gravi come arresti cardiaci, infarti, ictus, miocarditi, pericarditi e trombosi venose profonde. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Vaccines.


Perché Covid-19 ha colpito più duramente nel Nord-Italia


Le accuse ai vaccini

I vaccini contro Covid-19, ricordiamo, sono stati a lungo accusati di provocare effetti collaterali inaspettati, a tal punto da far sospendere in alcuni Paesi la loro somministrazione. Per esempio, durante la primavera del 2021, erano stati segnalati alcuni casi di una condizione rarissima, un tipo di trombosi chiamata trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino, insorta appunto dopo la prima dose del vaccino di AstraZeneca e caratterizzata da coaguli di sangue accompagnati da un basso numero di piastrine. Molti studi hanno provato a far luce su questa reazione avversa insolita, tra cui uno apparso alla fine del 2021 sulla rivista Science Advances, che suggeriva come il vettore adenovirale con cui viene creata questa tipologia di vaccino attrarrebbe un fattore implicato nella coagulazione del sangue e, in casi rarissimi, potrebbe innescare la formazione di un coagulo e, di conseguenza, la trombosi.

Cosa dimostra lo studio

Oggi, dopo numerosi dibattiti e polemiche sulla loro sicurezza, nel nuovo studio, l’unico ad essere durato più di un anno, è stato dimostrato che nessuna patologia associata al cuore è risultata essere più frequente tra i vaccinati rispetto a chi non è vaccinato. In particolare, i ricercatori hanno passato in rassegna le cartelle cliniche di tutti i residenti della provincia di Pescara (circa 315mila persone) per 18 mesi, da gennaio 2021 a luglio 2022, focalizzandosi sulla frequenza di alcune malattie, tra cui quelle cardiovascolari, embolie polmonari e trombosi. Oltre all’evidenza che i vaccini non hanno aumentato il rischio di queste patologie, i risultati hanno confermato ulteriormente che i vaccinati che hanno contratto il coronavirus sono più protetti rispetto a chi è guarito dal coronavirus, ma non è vaccinato.

Inoltre, le malattie prese in esame sono state più frequenti tra chi aveva solo una o due dosi di vaccino rispetto a chi ne ha tre o più. “Questo dato controintuitivo è dovuto a un bias epidemiologico causato dalle restrizioni attuate durante l’emergenza: l’83,2% delle persone vaccinate che non ha contratto il Covid ha ricevuto almeno tre dosi di vaccino: chi ha ricevuto solo una o due dosi non ha completato il ciclo vaccinale, o perché è deceduta o perché è stata scoraggiata dall’insorgenza della malattia”, commenta il coordinatore della ricerca Lamberto Manzoli, sottolineando come la ricerca mostra chiaramente che sebbene ci siano stati casi isolati negativi, “il profilo di sicurezza dei vaccini utilizzati durante la pandemia è stato confermato: sarà ora importante continuare il follow-up su un periodo più lungo”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Ed Us su Unsplash

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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