Casi in Europa: le differenze tra vaiolo delle scimmie e vaiolo umano

vaiolo
Credit: Fred Murphy, USCDCP/Pixio

È la prima e unica malattia infettiva a essere stata ufficialmente eradicata, ma adesso è tornata alla ribalta delle cronache: stiamo parlando del vaiolo. Negli ultimi giorni, infatti, sono stati rilevati, nel Regno Unito e in Europa (con un caso confermato in Italia) alcuni casi di vaiolo delle scimmie, una malattia infettiva solitamente diffusa in Africa causata da un virus che appartiene allo stesso genere del vaiolo umano e che si manifesta con sintomi simili. Infrequente tra gli esseri umani, la trasmissione può avvenire per contatto diretto, attraverso l’esposizione a goccioline di saliva o attraverso rapporti sessuali. Chi ha ricevuto la vaccinazione per il vaiolo umano (in Italia abrogata a partire dal 1981) sembra essere protetto anche per questa malattia.

Vaiolo umano e delle scimmie, similitudini e differenze

Facciamo un passo indietro. Il vaiolo è una malattia infettiva causata dal virus Variola, un membro della famiglia degli Orthopoxvirus, a cui appartengono anche altri virus in grado di infettare sia gli esseri umani che gli animali, come il virus del vaiolo bovino (Cowpox virus), il virus vaccinico (Vaccinia virus) e anche il vaiolo delle scimmie (Monkeypox virus). Similmente agli altri virus dello stesso genere, il contagio del vaiolo umano avveniva con il contatto diretto tra le persone, attraverso i fluidi corporei (per esempio la saliva o le escrezioni nasali) o gli oggetti contaminati. Il periodo di incubazione della malattia variava da 7 a 17 giorni, mentre i primi sintomi si manifestavano con febbre, malessere, emicrania, dolori muscolari e vomito.

Dopo questa prima fase, di solito di un paio di giorni, iniziavano a comparire le manifestazioni cutanee tipiche della malattia: inizialmente macchie rosse (periodo in cui i malati erano più contagiosi) che poi diventavano vere e proprie pustole, che dopo evolvevano in croste, che alla fine, con la guarigione, si staccavano dalla cute, che però rimaneva segnata da profonde cicatrici. Le manifestazioni cliniche del vaiolo umano assomigliano a quello delle scimmie, che però – come si legge nella pagina dedicata dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – è meno contagioso e causa una malattia meno grave (la mortalità è stimata pari al 3-6%). Il vaiolo umano, invece, risultava fatale nel 30% dei casi: secondo l’Oms, è stata una delle malattie più devastanti conosciute dall’umanità, causando milioni di morti prima di essere dichiarata definitivamente debellata, nel 1980.

Breve storia dell’eradicazione del vaiolo

In realtà, la storia dell’eradicazione del vaiolo è iniziata molto prima, nel 1796, quando il medico inglese Edward Jenner sviluppò il primo vaccino, diretto proprio contro questa malattia. Jenner aveva osservato che le mungitrici, che spesso si ammalavano di vaiolo bovino, venivano colpite di meno dalla malattia umana. Per questo sviluppò un siero proveniente da pustole di vaiolo vaccino, lo inoculò a un bambino di otto anni che poi infettò con il vaiolo umano. Sorprendentemente, il bambino non si ammalò di vaiolo: l’immunizzazione era effettivamente avvenuta

Dopo quasi due secoli, nel 1967, l’Oms lanciò un piano di immunizzazione e sorveglianza volto a eradicare definitivamente questa malattia: inizialmente con campagne di vaccinazione di massa per ottenere almeno l’80% di copertura vaccinale in ciascun paese del mondo, e poi attraverso strategie di contenimento, che consistevano nell’individuazione dei casi isolati e nella vaccinazione di tutti i contatti possibili per isolare l’epidemia dal resto della popolazione. Grazie a questi sforzi, l’ultimo caso naturale di vaiolo umano è stato rilevato in Somalia nel 1977. Dopo tre anni, l’Oms ha finalmente dichiarato ufficialmente l’eradicazione della malattia.

Il vaccino antivaiolo e la sua cicatrice

Dai tempi di Edward Jenner, il principio alla base del vaccino antivaioloso non è cambiato così tanto: contiene ancora un virus vivo di origine bovina (il Vaccinia virus) che è in grado di conferire una protezione nei confronti del vaccino umano nel 95% delle persone vaccinate, anche a contatto già avvenuto con una persona malata. L’inoculo del vaccino avviene sotto pelle e, dal momento che vengono somministrate diverse dosi di virus vivo, esso causa una piccola escoriazione sul sito in cui viene iniettato: nei giorni successivi alla vaccinazione si forma una piccola ferita rossa e irritata che diventerà una vescica e poi una crosta, lasciando, una volta caduta, la tipica cicatrice di chi si è sottoposto a questa vaccinazione.

Man mano che i casi diminuivano fino a scomparire, la vaccinazione contro il vaiolo è stata sospesa in tutti i paesi occidentali: in Italia l’obbligo è stato rimosso nel 1981. Chi è nato prima di quella data, adesso potrebbe essere protetto anche contro il vaiolo delle scimmie, che, in quanto molto simile a quello umano, risulta suscettibile al vaccino antivaioloso. Al momento, nonostante non venga somministrato da più di 40 anni, l’Italia possiede una scorta – per situazioni emergenziali – di 5 milioni di dosi di vaccino antivaioloso che, con diluizioni, possono arrivare a 25 milioni di dosi. 

Come conclude l’Iss, comunque, date le complicanze che può causare questo vaccino “il ministero della Salute sconsiglia una vaccinazione estesa alla popolazione in assenza di pericolo imminente”.

Via: Wired.it