Categorie: Società

Venere di Ulm, il primo esempio di pornografia?

Sei piccoli frammenti intagliati nell’avorio hanno dato forma a una statuetta di sei centimetri risalente ad almeno 35.000 anni fa, una tra le più antiche sculture della storia umana. Si tratta della rappresentazione di una donna con la testa stilizzata e con gli attributi sessuali esasperati. I reperti sono stati trovati nella caverna di Hohle Fels, prolifico bacino archeologico nei pressi della città di Ulm (Germania) dal gruppo di Nicholas Conard dell’Università di Tübingen.

La notizia, riportata da Nature (qui un video), è importante sotto molti aspetti. I frammenti, ricavati dalla zanna di un mammuth, si collocano nel Paleolitico Superiore, durante il periodo Aurignaziano (39-21000 anni fa), a cui si fa risalire la colonizzazione dell’Europa da parte di Homo sapiens e il quasi contemporaneo declino dell’Uomo di Neanderthal. La regione dove si trova la caverna, la Svevia, è prossima alla Valle del Danubio, probabile via d’accesso per le popolazioni umane che provenivano dall’Africa. In questi luoghi sono state rinvenute numerose statuette in forma di animali (bisonti, mammuth, cavalli) e alcune curiose figure metà uomo metà animale. Secondo gli studiosi, l’abbondanza di ritrovamenti fa di quest’area la più probabile culla della scultura artistica europea, se non del mondo.

Il nuovo reperto lascia però campo ad altre ipotesi, sebbene più speculative: le caratteristiche sessuali sono talmente in evidenza che la figura sembra essere un primo esempio di pornografia o una sorta di antichissima pin-up. Le sembianze richiamano un’altra figura femminile molto simile, la nota Venere di Willendorf, trovata in Austria, ma più recente (26.000 anni fa).

Secondo Paul Mellars, docente di preistoria ed evoluzione umana all’Università di Cambridge e autore del commento che accompagna lo studio, l’ “ossessione” per la rappresentazione di attributi sessuali non deve meravigliare: in Francia sono state scoperte numerose incisioni simboliche su calcare degli attributi femminili, insieme a sculture di attributi maschili, risalenti al periodo Aurignaziano. Per gli studiosi, in qualsiasi modo si leggano, questi reperti proverebbero che il simbolismo sessuale è connaturato profondamente nella nostra specie e che l’“esplosione” di una piena arte figurativa è un fenomeno europeo. “L’esigenza della rappresentazione simbolica  nell’essere umano moderno”, scrive Mellars, “è associata alle sue origini e riflette, probabilmente, una riorganizzazione evolutiva delle funzioni cognitive. Forse connessa all’evoluzione del linguaggio”. (a.d.)

Riferimenti: doi:10.1038/nature07995 e NATURE|Vol 459|14 May 2009

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