Verso un codice europeo

Un lavoro di analisi e studio di 30 codici di deontologia medica nazionali, un’occasione unica per aprire la discussione e il confronto sull’etica della professione, il primo passo verso la costituzione di un codice europeo che getti le basi per un comune esercizio dell’attività. È questo il fitto programma delle “Giornate europee di deontologia medica” organizzate dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri che il 15 e il 16 aprile prossimi vedranno riuniti a Sanremo rappresentanti degli Ordini regionali, esponenti del mondo dell’associazionismo medico europeo, istituzioni e docenti di diritto e bioetica. A dipanare l’intrigata relazione fra diritto e deontologia medica interverrà Francesco Donato Busnelli, ordinario di Diritto civile alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa. Lo abbiamo intervistato. Professor Busnelli, in Italia qual è lo status giuridico del codice di deontologia medica?“Si tratta di un atto di autonomia. È l’Ordine che si dà delle regole che non hanno però valore di norma dello Stato. Un fondamento scalfito però dal Codice per la tutela del trattamento dei dati personali. In quel documento infatti all’articolo 12 si auspica la promozione dei codici di condotta professionali che rispettino questo delicato tema, senza fare però esplicito riferimento a quello medico. Nonostante questo dubbio, fermo restando che il codice di deontologia medica non è legge, tuttavia là dove si esprime sull’operato dei medici, definendone il corretto operare o il rapporto medico-paziente, si deve intendere esplicativo di norme del codice civile, di quelle norme di carattere generale come la diligenza o la competenza. In questo senso possiamo dire che il codice di deontologia medica è vincolante”. L’operato di un medico può quindi essere valutato sulla base di quanto stabilito dal codice di deontologia?“A partire dalla questione dei dati personali sembra possibile trovare una conferma al fatto che per valutare la correttezza di un medico si possa far riferimento a quanto scritto nel codice di condotta. Per quanto riguarda la liceità invece la questione è più delicata. Lo vediamo per esempio con la legge 40 sulla procreazione assistita che indica esplicitamente ciò che il medico può o non può fare. In questo caso ciò che è lecito è stabilito dalla legge”.Il codice deontologico può svolgere un’azione anticipatrice nei confronti del diritto?“Si. È già successo con il testamento biologico per il quale oggi non c’è ancora una legge (la proposta di legge è ferma in commissione Igiene e Sanità del Senato). Il codice deontologico medico raccomanda che la persona possa dare indicazioni sui trattamenti che riceverà nell’ipotesi che al momento in cui ne avrà bisogno non sia in grado di decidere. Si tratta di una norma già rilevante, perché un medico che non faccia tutto il possibile per dare questa possibilità al suo paziente potrebbe essere giudicato sulla base del codice deontologico. Anche nel caso della procreazione medicalmente assistita il codice di condotta dei medici ha anticipato alcune norme, per esempio quella che consente l’accesso alle pratiche solo a coppie eterosessuali stabili”.In Europa lo status giuridico dei codici di condotta medica è paragonabile al nostro?“No, esistono almeno tre modelli diversi. Quello scandinavo esalta l’autonomia dei medici: si tratta di un insieme di regole che vincolano solo coloro che le accettano espressamente. In altre parole si può esercitare la professione anche senza aderire al codice. Il nostro caso è invece intermedio: chi è medico deve accettare il codice, ma esso – come detto – non è una norma di diritto. Infine il modello francese dove il codice è frutto di un complesso lavoro fra Ordine da una parte e Stato dall’altra, ed è a tutti gli effetti un provvedimento governativo”.Queste differenze porranno dei freni alla realizzazione di un codice di deontologia medica europeo?“Direi di no. Esistono già documenti come la Carta di Nizza, che stabilisce i principi su cui si fonda la Costituzione europea, e la Carta di Oviedo, che stabilisce principi bioetici, che indicano un cammino di unificazione degli ordinamenti. Già questa può essere considerata l’ossatura del codice deontologico europeo: si parla di dignità, solidarietà, uguaglianza, principi che possono essere riferiti anche al rapporto medico-paziente. Se dunque queste sono le basi su cui si fonda l’Unione, allora non dovrebbero esserci intralci, se non legati a questioni più squisitamente politiche o corporativistiche, alla realizzazione di un codice europeo. D’altronde esiste già un modello europeo che si contrappone a quello degli Stati Uniti. Negli Usa per esempio esiste la possibilità di cedere un organo attraverso un contratto, un atto che in Europa non è consentito”.

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