Verso un mondo senza bombe

Professore è molto stanco?

Bé, sono sempre stanco in giorni come questi … c’è sempre molto da fare

Ma è un momento felice oltrechè stancante.

Molto stancante di sicuro. Felice? Dipende. Certe volte va meglio, certe volte va peggio, a seconda di quello che succede nel mondo. Nel 1996 è imminente la stesura di un nuovo Trattato di Vienna.

In qualità di premio Nobel per la pace e di fondatore del Pugwash, ritiene che sia l’inizio della fine dell’era atomica? Niente più bombe?

Sicuramente la bomba atomica non verrà bandita quest’anno, ma io spero che nel 1996 si ponga se non altro termine ai test nucleari. E’ attualmente in corso il negoziato per la stesura di un trattato di interdizione dei test nucleari a carattere onnicomprensivo che impedirà l’attuazione di test di qualsiasi dimensione, in qualsiasi tipo di ambiente, sia nell’atmosfera che nel sottosuolo. Queste sono le nostre speranze realistiche da attuare entro l’anno.
Le cose sono andate molto bene fin’ora, dopo l’interruzione dei test francesi. La Francia ha infatti acconsentito alla stesura del trattato per il bando, gli Stati Uniti si sono dimostrati molto favorevoli, e quasi tutte le altre nazioni si trovano attualmente daccordo, fatta eccezione per l’India.
Il governo indiano infatti ha recentemente posto alcune condizioni strettamente legate alla richiesta che il trattato venga collegato alla totale eliminazione delle armi nucleari nell’arco di dieci anni. Purtroppo, per ragioni pratiche, si tratta di una prospettiva irrealistica. Pertanto, attraverso l’imposizione di tale condizione il governo indiano ha posto una forte ipoteca sul trattato. Personalmente spero che possa avere un ripensamento poiché è il bando dei test è anche nell’interesse di questo Paese. Tuttavia sono ancora ottimista sulla realizzazione del trattato entro la fine dell’anno.

La cessazione dei test non implica la distruzione di tutte le bombe, ma non è forse il primo passo?

Si certamente, ed è proprio in questa prospettiva che esso acquista valore. Nel rispondere alla sua domanda: “niente piu’ bombe da quest’anno” ho invece sottolineato “niente piu’ test da quest’anno”. Per “niente piu’ bombe” io intendo la loro rimozione dagli arsenali, ossia la loro completa eliminazione. E per fare ciò è necessario del tempo.

E anche del denaro.

Certamente, ma si tratta di una quantità proporzionalmente inferiore a quanto è necessario per mantenerle. E’ certamente meno oneroso liberarsene, ossia garantire un mondo più sicuro di quanto non lo sia ora con tutte questo genere di armi in giro.

In Assessing the Nuclear Age ho trovato un saggio da lei scritto nel 1986 in cui afferma di non essere un “pacifista in senso assoluto”. Che tipo di pacifista e’ dunque?

Sono pacifista nel senso che sono contrario alla guerra, e che vivo nella speranza che non ve ne siano più. E a tale fine il mio impegno è stato molto forte. Attualmente sono particolarmente interessato all’ eliminazione delle armi nucleari affinché non vi possa essere un conflitto di tale natura, e alla eliminazione delle armi chimiche e biologiche, al fine di abolire ogni forma di strumento di distruzione di massa. E infine, in una prospettiva di lungo periodo, il mio impegno è rivolto alla messa al bando di qualsiasi tipo di strumento di forza che possa portare a ogni forma di conflitto. In questo consiste il mio pacifismo.
Quando affermo di non essere “pacifista in senso assoluto” intendo dire che non è possibile escludere la mia partecipazione, in determinate situazioni, a delle attività che siano correlate in qualche modo alla costruzione di un’arma, poiché pertiene alla mia filosofia generale ritenere che in questo mondo non esista l’assoluto. Infatti è mia abitudine mai dire mai. Non si possono infatti mai escludere tutte le possibilità. Come esempio posso citare ciò che mi è accaduto quando, cinqantasette anni fa, scoppiò la seconda Guerra Mondiale. Anche allora ero contrario alla guerra e tuttavia mi ritrovai a lavorare alla realizzazione di uno strumento di distruzione di massa. Anche se lo scopo del mio lavoro era proprio quello di non utilizzare tale strumento. Ora non posso dunque escludere che una situazione simile possa ripetersi nel futuro. Ecco cosa significa esattamente non essere “pacifista in senso assoluto”.

Nessuno dovette costringerla allora. Fu lei in prima persona a pensare di lavorare allo sviluppo di un’arma atomica.

Si, e mi devo ripetere a tale proposito. La ragione del mio lavoro non era quella di utilizzare la bomba ma di prevenirne l’uso. L’unico obiettivo era quello di impedire che Hitler utilizzasse uno strumento simile contro di noi. Per questo motivo intrapresi quel genere di lavoro. Ma mai nella mia vita ho suggerito l’uso della bomba atomica.

L’argomento ci riporta alla sua prima risposta. Le bombe verranno completamente e gradualmente neutralizzate, forse.

Forse, forse… Io sono certo che lo saranno!

Dopotutto esse sono servite allo scopo da lei illustrato: hanno funzionato da deterrente e non sono state utilizzate fin’ora contro obiettivi civili e militari. La loro neutralizzazione è dunque necessaria?

Si, è assolutamente necessaria. E mi consenta di ricordarle che nonostante tali armi non siano state utilizzate fino dal 1945 in conflitti militari, la loro stessa esistenza ha portato a una corsa all’armamento iniziata nel 1949, quando la Russia attuò la sua prima esplosione, e che poi è culminata nella costruzione della bomba all’idrogeno. Ciò ha portato a una crescente proliferazione di diversi tipi di armi. Il risultato è stata la produzione di 700.000 testate nucleari, mentre solamente 100 sarebbero state sufficienti allo scopo da lei suggerito. Perché è stato accumulato un numero cento volte superiore al necessario? Perché la creazione di armi nucleari non ha mai prodotto stabilità. In nessun momento della guerra fredda, infatti, i due protagonisti (Unione Sovietica e Stati Uniti) si sono mai sentiti soddisfatti delle dotazioni dei propri arsenali per garantire la sicurezza. Ciascuno temeva sempre che l’altro disponese di qualche arma in più e di conseguenza tendeva a costruirne delle altre. Tale mancanza di stabilità avrebbe certamente portato alla scoppio di una guerra nucleare, e diverse volte in quel periodo ci si è avvicinati a tale conclusione. Nel 1962, durante la crisi dei missili cubani si è arrivati molto vicino alla fine della nostra civiltà. L’esistenza delle testate nucleari non garantisce la pace, al contrario, assicura una gara all’armamento nucleare e il rischio di una guerra nucleare deliberata o accidentale. Non vi sarà sicurezza finché esisteranno tali strumenti bellici.

La sua è una vita molto lunga … e come i lettori sanno lei rientra tra gli eroi della scienza nonostante ciò non le sia stato riconosciuto per 50 anni poiché fu l’unico fisico ad abbandonare il progetto Manhatthan prima che fosse completato. Come fisico nucleare, nonostante la seconda parte della sua carriera sia stata dedicata alla ricerca medica, se la sentirebbe di dire con le parole di Enrico Fermi che l’esplosione di Alamogordo è stato un esempio di “splendida fisica”?

Si, certamente, se la si considera da un punto di vista prettamente fisico. Il lavoro di Enrico Fermi e di altri scienziati è stato fondamentale, ma fino a quel momento si trattava di un qualcosa che aveva funzionato solo al livello teorico, sulla base di alcuni esperimenti e di una visione puramente teorica. Si trattava di un lavoro sulla carta, e nessuno prima di allora aveva ravvisato una simile possibilità. Gli scienziati avevano intuito la potenzialità e avevano elaborando uno schema, ma non potevano essere sicuri del risultato. Il test di Alamogordo confermò tutti i calcoli fino ad allora effettuati. Da questo punto di vista si trattò effettivamente di un trionfo della scienza. Tutto ciò che gli scienziati avevano previsto si concretizzò. Il successo fu tuttavia limitato solamente al piano delle conquiste intellettuali, all’attività cerebrale. Dal punto di vista degli effetti politici, al contrario, si rivelò un vero disastro.

Secondo lei quale è stato l’evento più importante del secolo nel campo della fisica, l’evento che continua a suscitarle meraviglia?

Se parliamo di questo secolo non posso fare a meno di citare la teoria della relatività di Einstein che ha completamente cambiato l’intero orizzonte, proiettandoci in avanti nell’Universo. Si tratta sicuramente dell’evento di gran lunga più importante del nostro secolo dal punto di vista dell’esercizio intellettuale, poiché ci ha spinto in avanti più di quanto non lo abbia fatto qualsiasi altro evento scientifico. Ci ha permesso di avere un’idea sulla struttura della materia, delle sue componenti, e ancora oggi la scienza sta cercando di raggiungere una teoria unificata che spieghi l’essenza della materia. L’obiettivo non è ancora stato raggiunto ma molto è stato fatto e ancora molto rimane da fare. E ovviamente rimane da menzionare la sua applicazione pratica: l’energia nucleare che ha portato tanti importanti cambiamenti alla nostra vita. Questi sono secondo me gli eventi principali.

Ancora una domanda. Il Pugwash ha sempre operato dietro le quinte, non in segreto ma neanche in maniera del tutto palese. In questo momento, invece, è alla ribalta grazie all’assegnazione del premio Nobel per la pace. In qualche modo tale cambiamento potrà condizionarne l’attività?

Personalmente ritengo si tratti di un fatto positivo; naturalmente dipende dal modo in cui utilizzeremo tale opportunità. Mi consenta di ribadire che non siamo una società segreta. Ed effettivamente teniamo molto al fatto che le persone vengano a conoscenza dei risultati ottenuti a seguito delle nostre considerazioni. Tuttavia, il metodo da noi prescelto è quello della discussione interna: persone che si siedono intorno a un tavolo e analizzano temi importanti, affrontandoli con lo spirito dell’obiettività scientifica piuttosto che secondo dei punti di vista precostituiti. Siamo aperti a ogni genere di considerazione e proprio in questo aspetto risiede la forza del Pugwash e dei suoi nuomerosi risultati. Tutto ciò può avere luogo solo se si lavora con un gruppo ristretto e se le persone che ne fanno parte possono parlare apertamente, piuttosto che essere condizionate dalla presenza della stampa che potrebbe carpire pezzi di informazioni senza coglierne il senso generale e quindi evitando di incorrere in distorsioni dannose. Questa è, di fatto, l’unica ragione per cui lavoriamo in forma privata. Anche se alla fine della discussione non è stato raggiunto un accordo unanime, cerchiamo comunque di rilasciare una dichiarazione alla stampa. Tuttavia, poiché in passato i giornalisti non sempre erano fisicamente presenti agli incontri capitava che non potessero ricevere direttamente le nostre informazioni. Ora le cose sono cambiate. Come lei stessa ha sottolineato, con l’assegnazione del premio Nobel molte piu’ persone sono venute a conoscenza della nostra attività. E d’ora in poi ci auguriamo che alle nostre conferenze sempre più persone possano ascoltarci e che le persone come lei, gli operatori dei sistemi di comunicazione, possano darci più ascolto. Mi pare che, sotto questo punto di vista, le cose siano migliorate. Naturalmente continueremo ad adottare il nostro metodo anche se stiamo prendendo coscienza del fatto che il nostro accesso al pubblico è certamente più facile.

Quali sono ora le priorità del Pugwash?

Nel breve periodo abbiamo certamente moltissime cose da fare relativamente al problema da lei sollevato al’inizio dell’intervista, ossia l’eliminazione delle armi nucleari. Siamo tutti convinti che esse debbano essere eliminate, ma dobbiamo ancora presentare un piano per l’esecuzione sicura di tale intento poiché i governi non accetteranno mai alcuna proposta fattiva se questa non sarà articolata e spiegata in maniera esauriente. Questo è il primo impegno sulla nostra agenda relativamente alla creazione di un mondo libero dalle armi nucleari.
Dobbiamo inoltre valutare la convenzione sull’utilizzo delle armi chimiche e proporne una adeguata sulle armi biologiche, che ancora di fatto non esiste. Dobbiamo affrontare problemi di attualità quali la situazione in Medio Oriente, le armi convenzionali, le mine antiuomo che, nello specifico, hanno creato un altissimo numero di morti. Per quanto riguarda il nostro progetto a lungo termine, l’obiettivo principale è quello di impedire qualsiasi forma di conflitto, non solo quelli caratterizzati dalle armi nucleari. Come si può constatare, il nostro è un programma piuttosto vasto.

Professore, le facciamo i nostri migliori auguri. Forse ne ha bisogno visti i suoi gravosi impegni …

Gli impegni che abbiamo assunto sono certamentie gravosi ma speriamo che saranno presto condivisi da un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo dato che il nostro intento è proprio quello di assicurare un futuro all’umanità sulla Terra.

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