Un test per individuare quali ceppi del virus Hiv sviluppano resistenza ai farmaci e risolvere così una delle principali ragioni di fallimento delle terapie antiretrovirali. È l’obiettivo dei ricercatori del Duke University Medical Centre, che stanno avviando le pratiche per ottenere un brevetto provvisorio sulla nuova tecnologia descritta nei dettagli su Nature Methods del 7 gennaio.
Le proprietà eccessivamente camaleontiche dei virus dell’Aids complicano molto l’individuazione di cure appropriate: nell’organismo di un paziente, infatti, possono coesistere svariati ceppi del virus e, alla lunga, quelli resistenti ai farmaci prendono il sopravvento sugli altri.
“La componente virale del sangue di due individui può differire di molto. Scoprire quali virus resistenti si trovino nell’organismo di un paziente può essere determinante per la sua guarigione” dice Feng Gao, uno dei ricercatori del Duke Centre. Da qui l’importanza del test appena messo a punto. Il risultato è stato ottenuto analizzando campioni di sangue di tre differenti gruppi di pazienti: il primo non aveva mai ricevuto trattamenti a base di farmaci antriretrovirali, il secondo che li aveva ricevuti in passato e il terzo ancora in terapia ma senza risultati evidenti.
Grazie a due marcatori fluorescenti i ricercatori hanno evidenziato le mutazioni del virus in parti del genoma correlate all’insorgere delle resistenze. I ceppi resistenti apparivano verdi, mentre gli altri di colore rosso. Un sofisticato sistema di calcolo, mille volte più sensibile di quelli attualmente in uso, è riuscito, conteggiando le molecole con tracce dei due colori, a individuare una singola mutazione genetica che causa la resistenza ogni 10.000 virus non mutati. Test analoghi potrebbero valere anche per altre infezioni virali come le epatiti o batteriche come la tubercolosi. (g.d.o.)
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