Virus respiratorio sinciziale (Rsv): incoraggianti i dati sugli studi per un vaccino

(Credits: Aditya Romansa on Unsplash)
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Potremmo presto avere, forse, un nuovo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv), una delle principali cause di ospedalizzazione per neonati e bambini piccoli, ai quali può causare infezione acuta delle basse vie respiratorie e lo sviluppo di bronchiolite o polmonite. Un virus che, solo in Italia, causa ogni anno 21mila ricoveri e 3500 decessi, e che quest’anno ha già messo a dura prova alcuni ospedali pediatrici negli Stati Uniti. E per cui la medicina sta cercando, sembra con buoni risultati, delle contromisure: il primo novembre scorso, infatti, Pfizer ha annunciato i primi risultati della sperimentazione di un vaccino contro il Rsv, cominciata a giugno 2020 e che ha coinvolto oltre 7mila donne in gravidanza appartenenti a 18 paesi diversi. Stando a quanto dichiara la casa farmaceutica, il candidato vaccino avrebbe dimostrato un’efficacia dell’81,8% nel prevenire i casi gravi di Rsv nei primi 90 giorni di vita dei neonati e del 69,4% se si allunga il periodo di osservazione ai primi 6 mesi di vita. Inoltre sembrerebbe essere ben tollerato sia dalle future madri che dai loro neonati.

Cos’è l’Rsv e chi colpisce maggiormente

L’infezione da Rsv è relativamente frequente in ogni fascia di età, ma mentre negli adulti sani si risolve spesso con un semplice raffreddore, può rivelarsi particolarmente pericolosa per i bambini, specialmente durante il primo anno di vita: ogni anno questo virus causa globalmente oltre 118mila decessi in età pediatrica. Il Rsv, inoltre, è sempre più riconosciuto come un importante agente patogeno per i pazienti più fragili, come anziani di età superiore ai 65 anni o persone che soffrono di altre patologie.

Il vaccino per le future madri

Si tratta di una formulazione bivalente, che conferirebbe protezione per le forme A e B del Rsv e che è pensata per istruire il nostro corpo a produrre anticorpi specifici contro la proteina F del virus, quella che gli permette di fondersi con le nostre cellule per infettarle, analogamente alla proteina Spike per il Sars-CoV-2. La tecnologia si basa su una precedente scoperta, secondo la quale la proteina F del Rsv esiste in due conformazioni diverse a seconda che il virus abbia già effettuato la fusione con la cellula che verrà infettata, o meno.

Il vaccino di Pfizer contiene la stessa quantità di due proteine F ricombinanti, relative ai due sottogruppi A e B del Rsv, “congelate” nella conformazione che precede la fusione. È stato infatti dimostrato che gli anticorpi in grado di riconoscere specificamente la conformazione “pre-fusione” della proteina F conferiscono una protezione più efficace.

Diversi vaccini in fase di studio sugli over 60

Proprio perché il problema non riguarda unicamente i bambini, non solo Pfizer ma anche GSK e Janssen stanno sviluppando delle preparazioni che sono attualmente in fase di studio clinico su pazienti adulti. Sia GSK che Janssen hanno recentemente annunciato promettenti risultati relativi a studi clinici effettuati su pazienti di età uguale o superiore ai 60 anni. All’inizio di Ottobre, a Padova si è tenuta una conferenza su questo tema, durante la quale Giancarlo Icardi, professore ordinario di Igiene all’Università di Genova, ha affermato che lo studio di fase 2 condotto da Janssen “ha dimostrato prima di tutto che il vaccino è ben tollerato ed è molto sicuro. I primi dati dimostrano poi come questo vaccino abbia un’efficacia nel proteggere dalla polmonite intorno all’80% e sia efficace nel prevenire altri sintomi intorno al 70%. Si parla quindi di un vaccino sicuramente molto molto promettente che aspettiamo con ansia”.

Via : Wired.it

Credits immagine: Aditya Romansa on Unsplash