Vulnerabili all’Hiv

La nostra vulnerabilità all’HIV sarebbe il prezzo pagato dalla nostra specie per la resistenza a un altro virus, sviluppata dai nostri antenati. Lo sostiene una ricerca appena pubblicata su Science, firmata da un gruppo di genetisti del Fred Hutchinson Cancer Research Center in Seattle. I ricercatori, confrontando il patrimonio genetico umano con quello di altre grandi scimmie, hanno scoperto che il Dna degli scimpanzé porta i segni di ripetuti incontri con un virus oggi estinto, PtERV1.

Anche PtERV1, come Hiv, è un retrovirus, costituito da Rna che viene poi convertito in Dna e inserito nel patrimonio genetico dell’organismo ospite. Nel corso dell’evoluzione questo tipo di virus lascia una traccia nel Dna dell’organismo che infetta. Pare che questo virus abbia iniziato a infettare gli scimpanzé circa quattro milioni di anni fa, dopo la separazione evolutiva dall’essere umano. Mentre i nostri cugini furono colpiti duramente dal virus, i primi esseri umani furono invece in grado di contrastarlo. Non c’è traccia di Dna virale nel genoma umano, mentre in quello dello scimpanzé sono ben 130 le sequenze riconducibili a PtERV1.

Il problema è che a difenderci sarebbe stata proprio una proteina che ora ci rende suscettibili all’Hiv. Si tratta della proteina chiamata TRIM5. Per confermarlo, i ricercatori hanno ricostruito parte del virus in laboratorio, poi hanno provato a infettare cellule umane in laboratorio. Cosa impossibile, a meno che questa proteina non fosse rimossa. Una volta rimossa, però, la cellula diventava anche meno suscettibile all’infezione da Hiv. Purtroppo, secondo gli stessi ricercatori, questa scoperta non aiuterà molto nel difficile compito di sviluppare un vaccino efficace contro l’Hiv. (n.n.)

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