Salute

Vuoti di memoria nella mezza età? Niente di cui preoccuparsi

Raggiunta la mezza età spesso iniziano i vuoti di memoria: dove ho lasciato le chiavi? E il cellulare che fine ha fatto? Niente di cui spaventarsi comunque, perché la difficoltà di ricordare i dettagli potrebbe riflettere un cambiamento nel tipo di informazioni su cui si concentra il cervello, piuttosto che un declino delle funzioni cognitive. A rivelarlo è uno studio della McGill University pubblicato sulla rivista NeuroImage.

Allo stato attuale della ricerca si pensa che i cambiamenti cerebrali associati con la demenza si manifestino decenni prima della comparsa dei sintomi. Ma quali sono i cambiamenti normali in un cervello che invecchia e quali, invece, quelli patologici? La maggior parte delle ricerche si è concentrata sulla comprensione dei cambiamenti cerebrali nelle persone anziane. “Per questo – spiega Natasha Rajah, direttrice del Brain Imaging Centre al Douglas Institute della McGill University e uno degli autori dello studio – sappiamo ancora poco su ciò che accade nella mezza età, quando si è ancora in salute, e come questo si colleghi alle scoperte che abbiamo fatto sull’età avanzata. La nostra ricerca era finalizzata ad affrontare questo problema”.

Nello studio il team della McGill University ha chiesto a 112 adulti sani dai 19 ai 76 anni di guardare una serie di facce. I partecipanti sono poi stati invitati a ricordare su quale lato dello schermo appariva una specifica faccia (destra o sinistra) e quando appariva (più o meno recentemente). La risonanza magnetica funzionale ha consentito agli scienziati di monitorare quali parti del cervello si attivavano durante il ricordo di questi dettagli.

È così che hanno individuato una differenza profonda nel funzionamento del cervello dei partecipanti, legata all’età. I giovani adulti infatti durante il test hanno mostrato una maggiore attivazione della corteccia visiva, mentre i partecipanti di mezza età e gli anziani, al contrario, hanno mostrato un’intensa attivazione della corteccia prefrontale mediale, una parte del cervello coinvolta nell’elaborazione di informazioni che hanno a che fare con l’introspezione.

Guardando ai risultati del test, i partecipanti più anziani non hanno mostrato una performance buona come quella dei giovani adulti. Ma secondo Rajah questo non rifletterebbe un deficit delle funzioni cognitive, quanto piuttosto un cambiamento in quelle che il loro cervello ritiene informazioni importanti, come lascia intendere la forte attivazione dell’area legata all’introspezione. In altre parole, quello che risulta è che a seconda dell’età ci si concentra su differenti aspetti delle situazioni. Per l’esperta, quindi, gli adulti di mezza età e quelli più vecchi potrebbero migliorare la capacità di ricordare i dettagli, imparando a cambiare il focus della loro attenzione.

Riferimenti: Neuroimage

Marco Arcidiacono

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