Willo dal cuore caldo

Si chiama Willo, è rimasto sepolto sotto la sabbia per 66 milioni di anni, ma quando i paleontologi lo hanno potuto studiare è diventato una celebrità. Perché Willo è il primo dinosauro di cui si sia visto il cuore e di cui si possa dire che forse aveva il sangue caldo. Ed è anche l’unico esemplare al mondo capace di creare scompiglio tra gli esperti, dal momento che il suo cuore somiglia molto a quello di un mammifero e poco ha in comune con i muscoli cardiaci dei rettili, come ci si sarebbe aspettati finché Willo (http://www.dinoheart.org) non ha svelato i suoi segreti. Per la prima volta un fossile di dinosauro è stato sottoposto a un esame tomografico, realizzato negli Stati Uniti grazie a un software che permette la visualizzazione tridimensionale degli organi interni. Ed è stata una sorpresa. Dentro la cavità toracica è comparsa una massa marrone-rossastra non più grande di un pompelmo con due cavità inferiori, l’una accanto all’altra, e una struttura tubolare: ventricoli e aorta. Ben conservati e ben visibili. Mancano invece gli atri, le cavità superiori del muscolo. Ma nulla di strano: questi ultimi hanno pareti molto sottili e con ogni probabilità devono aver ceduto subito dopo la morte dell’animale. Solo gli uccelli e i mammiferi hanno un cuore con una struttura simile, non invece i rettili. Per questo la scoperta, pubblicata da Science, ribalta quanto finora conosciuto sull’evoluzione dei dinosauri.

“E’ davvero straordinario che questo animale abbia un cuore così sviluppato. Sono sbalordito dalle implicazioni che ne possono derivare”, afferma Dale Russell, paleontologo dell’Università del Nord Carolina, dov’è stato realizzato l’esame. I dinosauri sono stati sempre considerati “parenti” dei moderni rettili, ma questi ultimi hanno un muscolo cardiaco molto semplice con due aorte, che non permette una grande ossigenazione dei tessuti e rallenta di molto il metabolismo. Forse da oggi bisognerà considerarli invece più vicini ai mammiferi e addirittura animali a sangue caldo. Per la verità già qualche anno fa era nato il sospetto che i dinosauri non fossero proprio animali a sangue freddo, quando in Campania era stato trovato Ciro, un piccolo dinosauro fossilizzato grande come un pollo, ora esposto nella Rocca dei Rettori a Benevento.

“La scoperta di Willo è scoperta importantissima”, afferma Cristiano dal Sasso, il paleontologo che aveva studiato Ciro, “prima di tutto perché non è facile trovare un fossile in queste condizioni, e per giunta con un cuore. E poi perché Willo è un erbivoro. Il nostro Ciro era invece un carnivoro”. Si tratta quindi di dinosauri appartenenti a due gruppi evolutivi completamente diversi. Di Ciro si è potuto studiare l’intestino e il fegato. “Avevamo intuito che si potesse parlare di animali a sangue caldo, ma non potevamo affermarlo con certezza”, ricorda Dal Sasso, “perché i carnivori hanno comunque un metabolismo più elevato. Con Willo invece si può fare il passo ulteriore: si tratta di dinosauri che hanno avuto il tempo di sviluppare una fisiologia molto efficiente che non è più comparabile con quella dei rettili attuali”. Probabilmente una via di mezzo tra rettili e mammiferi.

Willo viene ora dissipare questi dubbi. Un cuore come il suo, che rifornisce di ossigeno i tessuti dell’intero corpo, significa tassi di metabolismo più alti. E indica anche che i dinosauri non erano solo delle grandi e lente lucertole, ma potevano permettersi movimenti più articolati e più veloci.

Ancora non è stata fatta una classificazione formale del dinosauro “col cuore”. Era alto come un pony, lungo quasi quattro metri e si reggeva su due zampe. Dale Russel sostiene che possa trattarsi di un Thescelosaurus Neglectus, una famiglia di dinosauri individuata e studiata dai paleontologi solo dopo più di vent’anni dal ritrovamento del primo esemplare (avvenuto nel 1891). Ma le sorprese di Willo non sono finite. E’ il solo Thescelosaurus rinvenuto con parte del teschio, i tendini inseriti nella colonna vertebrale e residui di cartilagine sulle costole. Fino al 1993 era rimasto sotto la sabbia del Sud Dakota (Usa). Poi Michael Hammer, un collezionista di fossili, lo ha riportato alla luce.

“Abbiamo avuto fortuna. Se non fosse stato recuperato allora, l’erosione lo avrebbe cancellato nel giro di sei mesi”, racconta soddisfatto Russel. I tessuti molli del dinosauro si sono conservati grazie al cosiddetto processo di “saponificazione”: a contatto con un terreno umido e privo di ossigeno si sono trasformati in una sostanza simile al sapone. Distrutta la struttura cellulare, ne è rimasta però intatta la forma. Nulla esclude che lo scheletro nasconda altri organi fossilizzati, da poter studiare con l’esame tomografico.

Willo si trova ora nel Museo di scienze naturali del Nord Carolina. Preoccupati per la fragilità dell’intera struttura ossea, i paleontologi hanno preferito lasciarlo nella stessa posizione nella quale è rimasto per 66 milioni di anni. Si riconoscono la parte destra del teschio, la colonna vertebrale, le costole e un parte della coda. Il resto è stato divorato dall’erosione. Ora rimane da stabilire a quale livello della catena evolutiva va posto questo piccolo esemplare vissuto nel Cretaceo, un milione di anni prima della scomparsa dei dinosauri. E a questo proposito il cuore di Willo ha ancora molto da rivelare.

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