Zone temperate. Con ghiaccio

Su Marte il freddo non abita solo ai poli. Intere regioni di ghiaccio sono state scoperte anche alle medie latitudini, nascoste da un modesto strato di depositi rocciosi. Tra i 30 e i 60 gradi di latitudine in entrambi gli emisferi, secondo quanto riportato questa settiana in un articolo su Science.

Il merito della scoperta va a uno speciale radar della Mars Reconnaissance Orbiter, la navicella spaziale Nasa che questo mese era già stata protagonista di un’altra importante scoperta: la presenza di opale. Le preziose gemme gremiscono la fascia equatoriale, mentre i sepolcri di ghiaccio costellano le regioni alle medie latitudini. Sia le pietre che i ghiacci suggeriscono abbondanza di acqua nel passato del pianeta, incoraggiando la ricerca di antiche tracce di vita.

L’esplorazione “a distanza” è opera di un gruppo internazionale di esperti coordinato dall’Università di Austin, nel Texas. Diversi gli indizi che segnalano l’esistenza di queste grandi anime ghiacciate. Innanzitutto le eco del radar mantengono un’ intensità più o meno pari a quella delle onde che le ha originate, il che è esattamente ciò che avviene quando consistenti masse d’acqua congelata si annidano sotto uno strato sottile di materia. In secondo luogo se la il rivestimento roccioso visibile coprisse altri sedimenti il radar sarebbe in grado di captarne gli impulsi, mentre nelle zone interessate non è stato rilevato alcun segnale che indichi la presenza di altre rocce. La composizione interna d’acqua ghiacciata sarebbe infine confermata dalla velocità apparente con cui le onde radio sorvolano la copertura rocciosa.    

Il radiorivelatore ultima generazione dell’orbiter ha permesso così di sciogliere il rompicapo su cui gli studiosi si arrovellano dal 1970, da quando cioè l’orbiter Viking svelò l’esistenza di misteriosi mantelli a rivestimento delle altitudini maggiori del pianeta.

Il ghiaccio avvolto in mantelli sedimentari è stato identificato, in particolare, nella regione della Valle dell’Ellade, un’area nell’emisfero Sud del pianeta, e in altre zone delle alte e medie latitudini dell’emisfero Nord. Il prossimo passo, ovviamente, sarà l’osservazione di altre coperture rocciose alla ricerca di formazioni di simili, come fa sapere Roberto Seu del Dipartimento dell’Ingegneria per la Comunicazione dell’Informazione della Sapienza di Roma e direttore del gruppo che ha lavorato al radar.

Secondo i ricercatori, le lastre gelate – che oggi occupano lo spazio d’intere città o anche di regioni come la Campania, e che avrebbero uno spessore di circa due chilometri e mezzo – sono probabilmente soltanto i residui della superficie continua di una lontana era glaciale. Insomma, dei veri e propri giganti di ghiaccio, sopravvissuti al clima mite grazie alla protezione dei detriti rocciosi. (l.d.p.)

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