La Terra dei fuochi è ancora pericolosa

La Terra dei fuochi non ha superato l’esame. È passato un anno da quando l’omonimo decreto governativo è diventato legge, eppure la situazione nella zona tra Napoli e Caserta resta drammatica. Lo sostiene un rapporto di Legambiente, che ha verificato l’attuazione dei progetti di bonifica del governo e gli ultimi dati epidemiologici disponibili. Il quadro che emerge dal rapporto è piuttosto impietoso: “Il decreto legge sulla Terra dei fuochi e la sua eccessiva conversione in legge”, si legge nel documento, “sono stati presentati come la risposta rapida ed efficace dello Stato per far fronte a una situazione ignorata per troppo tempo. Così non è stato e i dati e le storie contenute in questo nuovo rapporto di Legambiente purtroppo lo dimostrano”.

Ecco qualche numero. A un anno dall’approvazione dalla norma sono stati “sottoposti a indagini dirette” solo 51 siti in classe di rischio elevata, concentrati in 7 comuni, per un totale di 64 ettari, ma i risultati delle indagini non sono ancora stati resi noti, “anche se i lavori sul campo sono conclusi e la loro pubblicazione dovrebbe essere imminente” anche se già in ritardo di otto mesi rispetto alla tabella di marcia. Nei 57 comuni inizialmente ascritti alla Terra dei fuochi (poi saliti a 88), inoltre, sono stati individuati 1.335 siti “potenzialmente inquinati”, per un totale di 906 ettari, per cui “non sono state attivate procedure di analisi e caratterizzazione”: sono aree a forte rischio ambientale fino a oggi completamente ignorate. “Gli unici elementi resi pubblici”, spiega il rapporto, “offrono quindi un quadro assolutamente parziale e i lavori che si sarebbero dovuti concludere entro l’ottobre 2014 sono solo all’inizio. Appare quindi completamente fuori luogo il tono rassicurante utilizzato dal Governo nella presentazione di questi dati preliminari”.

Arriviamo al punto più spinoso. La salute dei residenti. Il rapporto parla di “rischi sanitari sempre più evidenti”, come evidenziano gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità (in particolare lo studio Sentieri): “La ricerca conferma un eccesso di mortalità e di ospedalizzione nella popolazione residente nei 55 comuni della Terra dei fuochi per diverse patologie, che ‘ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani’”. In sostanza: nella Terra dei fuochi, per colpa dello smaltimento illegale dei rifiuti, ci si ammala e si muore di più che nel resto d’Italia.

Già, perché l’illegalità continua. Nel 2014, ricorda il rapporto, sono stati censiti 2.531 roghi di rifiuti, materiali plastici, scarti di lavorazioni del pellame e di stracci. Meno dei 3.984 registrati due anni prima, ma comunque troppi e troppo pericolosi per la salute. E le opere di bonifica promesse dal governo ancora non si vedono: “I dati riportati in questo dossier ricordano come degli oltre duemila siti inquinati censiti all’interno del perimetro dell’ex-sito di interesse nazionale, solo per lo 0.2% sono state eseguite o sono in corso attività di bonifica, solo il 21,5% è stato caratterizzato e analizzato, mentre per circa il 74% non è stata ancora svolta nessuna attività”.

Credits immagine: Jonathan Mallard/FLickr
Via: Wired.it

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