Un progetto per riciclare ossigeno per gli astronauti

missioni spaziali cervello astronauti spazio

Radiazioni, problemi di salute legati all’assenza di gravità, tempeste solari, asteroidi. Sono molti i pericoli che aspettano gli astronauti nello Spazio aperto, e ai quali bisognerà trovare risposta prima di poter inviare una missione umana verso obiettivi distanti dal nostro pianeta, come Marte. Uno dei più banali, ma non per questo meno complessi, è quello dell’ossigeno. In un viaggio lontano dalla Terra non è possibile rifornire di aria un’astronave, troppo poco per un viaggio che potrebbe durare anni. La Nasa però potrebbe presto avere la risposta: una nuova tecnologia, che permetterebbe di recuperare quasi il 100% dell’ossigeno consumato dagli astronauti.

Il progetto, finanziato per ora dall’Agenzia spaziale americana con 750mila dollari, nasce dalla scoperta, fatta nei laboratori dell’Università del Delaware e presentata lo scorso anno sulle pagine di Nature Communications, di un elettrocalatista in argento, capace di convertire anidride carbonica (CO2) in monossido di carbonio (CO), con un’efficienza altissima, pari al 92%, liberando nel processo, come sottoprodotto, un atomo di ossigeno (O).

“Le performance di questo catalizzatore sono senz’altro tra le migliori”, spiega Feng Jiao, coordinatore del team di ricercatori dell’Università del Delaware. Si tratta, come sottolinea Jiao, di un “sistema estremamente efficiente e selettivo”, ma comunque insufficiente per riciclare l’ossigeno necessario per lunghi viaggi spaziali. È qui infatti che entra in gioco la scoperta di un team di ricercatori della Nasa guidato da Ken Burke, che nello stesso periodo, quasi per caso, stava lavorando ad una tecnologia capace di trasformare due molecole di monossido di carbonio in una di anidride carbonica e una di carbonio (C).

Unendo le due tecnologie, i ricercatori sono convinti di poter creare il più efficienti sistema di riciclo dell’ossigeno mai realizzato. “Potremmo riuscire a dividere completamente le molecole di CO2 in una di carbonio e una di ossigeno”, spiega Jiao. “Teoricamente, potremmo recuperare il 100& dell’ossigeno dalla CO2, e la Nasa sembra molto interessata alle possibili applicazioni per l’esplorazione dello spazio profondo”.

Se la Nasa deciderà di puntare sul loro progetto, i ricercatori riceveranno altri due milioni di dollari per portare avanti lo sviluppo della nuova tecnologia, e adattarla ad un utilizzo continuo e su larga scala, necessario per supportare la respirazione di un gruppo di astronauti. “Al momento, il nostro prototipo non è sufficiente neanche per supportare un equipaggio composto da una singola persona”, conclude Jiao. “Nella prossima fase però, realizzeremo un sistema capace di mantenere in vita fino a quattro persone a bordo di un’astronave”.

via Wired.it

Credits immagine: via Pixabay

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here